feed rss facebook twitter youtube
 

libera critica cinematografica

 
 
 
 
roll
drag
Locandina
 
 
 
locandina
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Consigli
 
01 04 2012
 
 
Rubrica 1
Premi Oscar, All'Accademy l'inglese non va più di moda
  • tipo Fuori sincrono
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
07 03 2012
 
08 02 2012
 
 
Rubrica 3
George, il divo che ama il cinema indie
  • tipo Fuori sincrono
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
17 01 2012
 
11 01 2012
 
 
Rubrica 5
Copiare legalmente si può!
  • tipo Cinegeek
  • Luigi Faragalli
 
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Ultimi Upload
 
Editoriali
 
Vignette
 
Schede
 
 
 
Scheda 1
Need for Speed
  • di Scott Waugh
  • dal 13 03 2014
  • genere Azione
  • tipo Road Movie
 
 
 
 
 
Recensioni
 
 
 
Recensione 1
A Royal Weekend
  • di Roger Michell
  • dal 10 01 2013
  • genere Commedia
  • tipo Storico
  • Roberta Folatti
 
votovotovotovoto
 
 
 
 
 
Speciali
 
31 05 2012
 
 
 
 
 
Rubriche
 
01 04 2012
 
 
Rubrica 1
Premi Oscar, All'Accademy l'inglese non va più di moda
  • tipo Fuori sincrono
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
Cloache
 
 
 
Recensione Nella Cloaca
Cosmopolis
  • Sciacquone E se invece che i capelli la tagliassimo corta?
  •  
  • Antinoo
 
 
 
 
Ring
 
 
 
Recensione Sul Ring
A Dangerous Method
  • Contro Il pessimo metodo
  •  
  • A favore La violenza della psicoanalisi
  • Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
 
 
 
 
News
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
Info
 

Divanetti

Rubrica del 23 07 2004

 
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Rubrica

Sparlando della commedia americana (Novella Prima)

di La redazione

Qui principiano i convivi nomati divanetti, cognominati sondaggi e chiacchiere, nei quali si conterranno cento novelle per ignoti dì, dette da argute donne e talentuosi uomini.

Cosa manifesta è che di là dall'oceano giungano, fra le altre, a noi pellicole che in animo hanno di farci sorridere. Sì come i propositi più lievi e dolci talvolta mutano in maldestre onte, così più che risate spesso in noi nascono noia, angoscia e patimento, quando non rabbia per l'offerta inetta.

Madonna Fulva, dall'Agnolo condotta, dunque recasi in corte grande, ove l'attendono in conciliabolo gli spirti quieti e critici amici suoi. Dimoran tutti adagiati sopra le pietre fresche della fonte grande, traendo sollievo dalla benignità delle statue e dall'ombra caritatevole loro dono.

Ode ragionare, madonna Fulva, pertinacemente. Fassi pressa e dice:

- Non e' obbligatorio ridere. Abbiamo anzi un punto fermo: il diritto di non ridere.
Un punto di partenza e' comodo, stimolante e rassicurante nello stesso tempo.
Se non sono obbligata a ridere io gioco, altrimenti mi viene un umore terribile.

Detto questo passerei a un definizione: la perfezione. A qualcuno piace caldo e' la perfezione; la classicita', la misura, il ritmo. E' tutto perfetto e calibratissimo in questo film.

Il finto miliardario? No, dico, vogliamo parlare del finto miliardario? E della povera Zucchero Kandinsky che in un cesto di ciliegie prende sempre quella col verme e che ha la coazione a ripetere e finisce sempre tra le braccia dei sassofonisti bastardi? Non esiste una stonatura, tutto scorre spumeggiante dall'incipit con sparatoria di san valentino al famosissimo "nessuno e' perfetto" finale. Ecco cio' che io considero archetipico.

Le parole sue zittiscono la torma prima vociante, poscia tra loro un singolo torna a replicare. E' Lego, tedesco di Trivigi che, suggendo da cannula cocacola ghiacciata e infingendosi distratto, comincia a sbadigliare e a dire:

- Se non sei obbligata a ridere tu giochi, idemissimo per me. Del genere "ehi, raccontami qualcosa" (muto & truce). Probabilmente tutto è perfetto in A qualcuno piace caldo, peccato che mentre lo stavo guardando per la prima volta, confesso, mi è partito l'ampli.

Quello che ho visto collima con la tua opinione. Ma in ogni caso non posso esimermi dal dare la mia preferenza assoluta a un abbagliante e splendente Stardust memories di un tal Allen Konigsberg. E' una pellicola onirica, citazionista il giusto, delirante assai di più, intrisa di psicoanalisi e di sfacciata (auto)ironia nei confronti di chi ha deciso di convivere con la nevrosi.

Come non ricordare il folgorante inizio che trasponde in ambito ferroviario il sogno iniziale di otto e mezzo? o le facce grottesche e caricaturali dei fans del regista alla fine della conferenza?

L'Agnolo, che diligentemente avea finor solo ascoltato, brusco interrompe la cascata di questioni:

- Mi dai un sorso di cocacola? Ah, e una sigaretta magari.

Accondiscende grazioso il teutonico, esaudendo le voglie del pennuto. Adunque, venendo al fatto, dissetatosi e accesosi la cicca, sornione riprende il serafino:

- A qualcuno piace caldo, Sturdust memories, meraviglie, gemme assolute, è fuor di dubbio. Io non so scegliere un titolo, forse più un periodo, uno stile. Quel bianco e nero di altri tempi, quei film che ormai sembrano essere stati realizzati da una civiltà perduta, quasi l'America degli anni trenta e quaranta fosse sprofondata per chissà quale calamità, svanita anche più di Atlantide. Perché ditemi voi Cary Grant, la Hepburn e gli altri che fine hanno fatto, quale eredità hanno lasciato, in chi si rinnova la loro arte, chi ha anche solo provato a seguirne le orme, ditemelo, se potete. Penso a Scandalo a Filadelfia, a Susanna, a La vita è meravigliosa, penso a loro e subito dopo ad Una settimana da Dio. E mi chiedo che fine abbia fatto l'eleganza. Che fine hanno fatto i dialoghi anche leggeri ma costruiti con minuzia certosina? E la comicità non grossolana? Quella che nasce dal contesto e dalla caratterizzazione, quella di situazione, dov'è? E il ridere e riflettere sui mutamenti della società, la commedia come lente d'ingrandimento? Niente. Tutto in fondo a qualche oceano, credo.

Fiera materia di ragionare l'Agnolo dona all'altrui pensiero e lesta madonna Fulva, niuna altra cosa desiderando, levatagli la cicca ardente dalle secche labbra, pur non sappiendo nulla di queste cose, a fumar principia, indi tossendo, come costumanza impone ai novellini, scomposta dice:

- Ecco, io non sarei nostalgica, piuttosto mi vengono in mente dettagli, titoli, visi di attrici e attori che sono entrati in una sorta di bagaglio emotivo e che sento miei oltre ogni ragionevolezza. Accadde una notte, Frank Capra, 1934:

Claudette Colbert e' una ricca eriditiera che fugge da casa per raggiungere il proprio amato contro il volere del padre. Durante il viaggio incontra Clark Gable, giornalista squattrinato, e si innamora di lui. Questa screwball comedy indaga le psicologie dei personaggi senza scadere mai nel sentimentalismo. E' indicata per gli stati depressivi. Favorisce l'empatia. Arsenico e vecchi merletti, ancora Frank Capra, stavolta un filo piu' cinico. Utile per una rivalutazione dei farmaci-placebo. Nel 1950 esce una perla: Harvey di Henry Koster con James Stewart e il suo amico coniglione gigante. Film garbatissimo, capace di conquistare chiunque attraverso la costruzione sapiente del personaggio interpretato da James Stewart. Se il colpo di fulmine dovesse per una volta decidere di passare per la tenerezza, questa sarebbe l'occasione giusta. La scena in cui lo psichiatra confida a James Stewart il proprio sogno (essere accarezzato per settimane da una donna che gli dica "poverino, poverino") ha un effetto devastante, se hai cercato di mantenere il controllo a quel punto o sei un cyborg o ti sciogli come un cubetto di ghiaccio nella cioccolata bollente. Cio' che si delinea e' una strada in discesa verso il sentimentalismo piu' totale, se penso al finale di Colazione da Tiffany, 1961, di Blake Edwards, mi vengono gli occhi a forma di cuore. La vita dei chirurghi dell'ospedale da campo di M.A.S.H., raccontata da Altman nel 1970, con Bollore, Cassiodoro e gli altri arriva a vette di sarcasmo anarchico difficilissime da eguagliare. Ecco come smontare pezzo a pezzo una guerra ingiusta senza mai ricorrere ne' al documentario, ne' alla retorica platoonesca. Del 1974 e' Frankenstein Junior, ovvero Mel Brooks nel suo massimo fulgore, qui potrei solo elencare le battute del film, ma per farlo dovrei linkarvi la sceneggiatura in pdf. Proseguendo in quella che evidentemente non vuole essere una storia, arrivo a Jim Jarmush e al 1986: Daunbailo' con i bivi, Benigni e Tom Waits. L'anno 1980 ci ha regalato i Blues Brothers di Landis, potrei scommettere sul fatto che e' uno dei film che una persona rivede il maggior numero di volte in vita. Tutto l'Allen degli '80, con un riferimento particolare a Broadway Danny Rose , e' sempre il cuore che ricorda i titoli. Nel 1989 compaiono anche La guerra dei Roses di Danny De Vito con un happy end che abbatte il mito della famigliola, passa sopra con la ruspa al mulino bianco e dice la parola finale su come si mantengono in linea i figli adolescenti e Harry ti presento Sally di Rob Reiner, quant'e' piccola Manhattan, no? 1994, di nuovo Allen con il suo ultimo film grandioso (quelli successivi non lo sono mai piu' stati): Pallottole su Broadway. Veniamo all'Annus Domini 1998 quando il Drugo ci illumina e ci parla e si fa Verbo attraverso la mano dei fratelli Coen. Il grande Lebowski va glorificato anche solo per averci mostrato Jesus che fa il balletto sulla musica dei Gipsy Kings che rimaneggiano Hotel California. Un anno dopo una ventata di freschezza e un tocco di inedito in quella che poteva tranquillamente restare uno sterile esercizio onanistico, parlo di Essere John Malkovich di Spike Jonze.

L'attenzione rapisce Lego il germanico, messe in bisaccia le mani ivi fruga e rimesta con foga grossa. Avviene dunque che dopo lungo smerciare e spacciare qualcosa egli ne tragga, una boccetta, forse un'ampolla. Questa par quasi corruscare, con gran cura l'alemanno come dono prezioso la porge alla fanciulla scarlatta dicendole:

- Sara, bevi il tuo actimel. Stiamo dimenticando un grande baluardo della commedia che attraversa gli anni '60 fino ai '90, una coppia che oggi sarebbe considerata coppia di fatto: Walter Matthau e Jack Lemmon. Amici per la pelle ma litigiosi, sornioni, sarcastici, che si punzecchiano continuamente come due coniugi al quarantesimo anno di matrimonio. La strana coppia, appunto. Ed è interessante notare quanto la provenienza e la cultura ebraica abbia dato tanto alla commedia: dopo Allen, Matthau. Il particolare umorismo ebraico, già irresistibile nel suo contesto, trasposto nel "formato" commedia diventa qualcosa di insuperabile in quanto ad intelligenza e sagacia. Non dimentichiamo quanto la commedia deve al musical, e quanto il musical cinematografico deve al musical di Broadway. E qui incappiamo in altri due ebrei: Ziegfield e soprattutto l'enorme George Gershwin.

Rutta e sbuffa uno dei convenuti, spegnendo in gola la favella al crucco stupito. In forma selvatica s'avvicina l'uomo di scelerata vita e di corrotta, il quale dalla massa è chiamato il Putto, per via dell'abito suo costumato e gentile pur solo all'apparire:

- Commedia americana, eh... Non so come esprimermi, quando penso a una commedia americana, per quanto valida, mi viene in mente solo un buon tramezzino, quando invece penso a un capolavoro, l'immagine è quella di una tavola imbandita con ogni ben di dio. Eppure, qualche cosa di buono c'è stato: penso al buon vecchio Woody Allen, il Dormiglione, Prendi i Soldi e Scappa. Buon intrattenimento per una serata con amici. Andiamo anche più indietro, mettiamoci Arsenico e Vecchi Merletti o un'altra commedia di quelle che avete già citato... in fondo la storia del cinema è piena di ottime commedie, di ottimi... tramezzini. Una domanda: vi sentite mai veramente appagati dopo la visione di una commedia, per quanto buona? Devo ammettere che a me è capitato raramente. Con il Grande Lebowski ho riso, così come con il migliore Mel Brooks. Tuttavia, non so se inserirei mai una commedia nella lista dei miei 5 film preferiti.

Ciò detto Lego comincia a piangere e a gridare, e il simigliante gli altri amici e attori, e subitamente ogni cosa di romore e di pianto è ripiena. Ma l'Agnolo e la dama a lor compagni, con gesti ampi e di tranquillità, la via indicano verso una locanda ove seccare le lagrime, bere vino e fuggire la sera. E una volta giunti ciascun lietamente e lungamente a dibattere potrà seguitare.

Continua

 
 
 
 
 
 
roll
drag
Commenti
 

I lettori hanno scritto 0 commenti

 
 
 
 
 
 
Partecipa 
 

Cosa aspetti a diventare un utente registrato?

Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
help
Pubblicità
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ti piace anche la musica ? Countdown refresh: 0 sec.