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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Un killer viene assoldato per lavorare a Bangkok dove trova un ragazzo a cui insegnare il proprio lavoro.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Visivamente bello, ma da vedere assolutamente l'originale del 1999.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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  • tipo Thriller
  • Anna Maria Pelella
 
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Collateral
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  • genere Azione
  • tipo Thriller
  • Nicola Tedeschi
 
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The Kingdom – Il Regno
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  • tipo Thriller
  • Lorenzo Morganti
 
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Info

Bangkok Dangerous - Il codice dell'assassino

di Oxide Pang Chun, Danny Pang

 
    Dati
  • Titolo originale: Bangkok Dangerous
  • Soggetto: Oxide Pang Chun, Danny Pang
  • Sceneggiatura: Jason Richman
  • Genere: Azione - Thriller
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2009
  • Produzione: Bangkok Dangerous, Blue Star Pictures, Living Films
  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Data di uscita: 29 01 2010
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Una Bangkok ripulita per il remake americano

di Sara Troilo

 

I fratelli Pang sono partiti dalla Thailandia verso gli Stati Uniti per girare il remake del loro Bangkok Dangerous (film del 1999), un action movie poetico e struggente eppure violento e truce che ha come protagonista un ragazzo sordomuto con il talento di uccidere, la cui sordità non gli permette di sentire il rumore forte degli spari e che ha visto nascere il proprio talento dalla rabbia verso gli altri bambini che lo prendevano in giro (e anche a sassate) proprio perchè sordo. Kong, questo è il nome del ragazzo, scopre crescendo che i rapporti umani possono anche essere includenti e affettuosi prima incontrando Jo che decide di proteggerlo e poi innamorandosi di Fon, una farmacista molto tenera. I Pang erano riusciti a regalare ad un film d'azione molte tematiche e un punto di vista per niente banale dal primo all'ultimo fotogramma (entrambi per altro molto belli) filmando il tutto con una poetica non convenzionale, emozionante e pulsante.


Nicolas Cage deve avere i miei stessi gusti dal momento che ne ha acquistato i diritti per il remake (cosa che io non avrei potuto fare nemmeno volendo, però) e così, a dieci anni di distanza dall'orginale, eccoci di fronte all'americanizzazione di Bangkok Dangerous. Ovviamente ho affrontato la visione con qualche pregiudizio anche perchè questa volontà di fagocitare tutto del cinema statunitense mi irrita, addomesticare il cinema orientale è la mossa più stupida che potevano inventarsi i produttori d'oltreoceano, molto più saggio sarebbe stato vedere e rivedere i capolavori del cinema tailandese, giapponese, cinese e coreano e imparare, imparare, imparare. Pregiudizi a parte devo dire che la mano dei Pang ha salvato questa nuova versione di Bangkok Dangerous dirigendo un Nicolas Cage con un pessimo taglio di capelli ma con una certa dose di umiltà nei confronti dei registi tailandesi e un film che, pur stravolgendo i ruoli del primo plot, si mantiene più che dignitoso.


Il protagonista è Joe (Nicolas Cage), un killer professionista che viene assoldato da alcuni tailandesi per compiere una serie di omicidi su commissione, il suo contatto è la ballerina di un night, Aom, che gli consegna una valigetta con foto e dettagli del bersaglio umano. Joe assolda a sua volta Kong, un borseggiatore attivo a Patpong, perchè vada a prendere ogni volta la valigetta dalla ragazza e gliela consegni a casa. Fin qui Joe si attiene scrupolosamente alle proprie regole ovvero al codice dell'assassino che gli prescrive, tra le altre cose, di non avere nessun legame, ma poi comincia a diventare maestro di Kong e si innamora della farmacista sordomuta Fon e tutto cambia. E non come nel Gattopardo dove tutto resta uguale, magari!, qui cambia per cambiare, appunto per quella mania di fagocitare il cinema orientale che hanno negli USA.


Il problema sostanziale infatti è la sceneggiatura di questo Bangkok Dangerous che contiene anche alcuni buchi (per esempio una farmacista tailandese sordomuta che legge il labiale di un americano come se avesse studiato solo e sempre quello nella vita) e che non permette all'opera di decollare. Quello che salva il film è la regia dei Pang che sanno come si usa la macchina da presa e sanno cos'è il ritmo in un film d'azione. Per quanto ogni vena poetica sia scomparsa, per quanto siano bidimensionali i personaggi e i dialoghi tra Joe e Fon a volte siano imabarazzanti, la bellezza visiva del film non si disintegra, ma resiste ai duri colpi delle megaproduzioni ad effetto omologante. Si capisce al volo che lì dietro c'è qualcuno che ha ancora qualcosa da dire e che non risiede nelle strette caselline di contenimento del cinema di intrattenimento statunitense. Altro merito del film speriamo che sia quello di far scoprire a chi ancora non lo conosce il vero Bangkok Dangerous e l'opera dei fratelli Pang, ma se fallisce in questo allora Hollywood è molto più pericolosa di Bangkok (che poi a Bangkok a mezzanotte stai tranquillo come un neonato in braccio alla mamma, non so a Los Angeles). 

 
 
 
 
 
 
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