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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Pregevole ritratto della incontrollabile vitalità degli adolescenti
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 6 lettori
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Info

La Niña Santa

di Lucrecia Martel

 
    Dati
  • Titolo originale: La Niña Santa
  • Soggetto: Lucrecia Martel
  • Sceneggiatura: Lucrecia Martel
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 106'
     
  • Nazionalità: Argentina, Spagna, Italia
  • Anno: 2004
  • Produzione: Lina Stanic, El Deseo, R & C Produzioni
  • Distribuzione: Teodora Film
  • Data di uscita: 10 12 2004
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Maledetta spiritualità, benedetta carnalità

di Eduard Le Fou

Rivelatasi tre anni fa all'attenzione del pubblico internazionale con il suo primo bellissimo film La Ciénaga, la regista argentina Lucrecia Martel torna con un nuovo lungometraggio, La Niña Santa, già in concorso a Cannes 2004. Grazie al successo di pubblico e critica ottenuto all'esordio, ad affiancare Lucrecia Martel in questa nuova avventura troviamo come produttore esecutivo addirittura Pedro Almodovar con la sua casa di produzione spagnola El Deseo.
Una presenza, quella del regista spagnolo, che per molti sarebbe potuta risultare ingombrante. Ma Lucrecia Martel si conferma un'autrice con un'idea di cinema e una poetica del tutto personali, tali da permetterle di non subire ingerenze artistiche dirette, ove mai ci siano state. Anzi, il primo pregio de La Niña Santa sta proprio nella capacità di proseguire, approfondendolo, il discorso aperto con La Ciénaga. Anche in questa nuova pellicola la storia è ambientata in una località termale del nord dell'Argentina, regione di provenienza della regista. Amalia e la sua migliore amica Josefina sono due adolescenti che trascorrono le loro giornate tra inconcludenti e alquanto ossessivi incontri di catechismo sul concetto di Santità e Salvezza e le stanze dell'hotel in cui Amalia vive con la madre, Helena, un'affascinate donna divorziata proprietaria dell'albergo, interpretata dalla bravissima Mercedes Moràn. Nell'hotel si tiene un congresso di dottori otorinolaringoiatri: tra questi c'è Jano, un uomo sposato, sulla quarantina, che nascosto tra la folla riunitasi all'esterno dell'hotel per ascoltare un musicista di Thereminvox, si lascia andare ad un lascivo contatto fisico con la giovane e innocente Amalia, senza sapere che si tratta proprio della figlia di Helena che intanto si e' invaghita di lui. In La Niña Santa non c'è un vero intreccio; una volta scoperti i personaggi, la loro personalità e i rapporti che intercorrono tra loro, lo spettatore viene coinvolto con uno stile molto controllato, in una sottile e, a tratti, angustiante suspance, in attesa di sapere se il dottor Jano verrà travolto o meno dallo scandalo che può nascere dall'aver molestato la ragazzina. Quel che conta davvero invece è la descrizione dell'atmosfera in cui si muovono i personaggi. E l'hotel, nei cui interni viene girata la quasi totalità del film, riveste in questo processo un ruolo fondamentale. Non essendo possibile collocare con esattezza la vicenda a livello temporale (potrebbe svolgersi ai nostri giorni, come anche negli anni '70), questo enorme e cadente albergo infestato dai pidocchi che provengono dalla lussureggiante e opprimente foresta esterna, continuamente attraversato da bambini che corrono dappertutto, rappresenta non tanto uno spazio fisico, quanto piuttosto uno spazio delle emozioni e del ricordo. Attraversando insieme ai personaggi i vari ambienti dell'hotel, lo spettatore è portato a riaprire vecchie stanze della sua memoria, rievocando persone, sensazioni e suggestioni dell'infanzia e dell'adolescenza. Significativa in questo senso la scelta di ambientare tra l'intimità delle stanze e la promiscuità della piscina dell'hotel, i turbamenti delle due adolescenti alle prese parallelamente sia con una ricerca spirituale della loro missione nel mondo, che con le pulsioni erotiche che il loro corpo impone. Oppure la scelta di utilizzare il ristorante e la hall per mettere in scena il teatrino delle piccole e grandi miserie dell'età adulta, in cui si muovono personaggi incapaci di accettare il trascorrere del tempo,e di vivere responsabilmente la loro emotività e il loro ruolo di genitori. Tutto (luoghi, oggetti, persone) sembra mosso da un perpetuo contrasto tra l'inevitabile pressione del desiderio e della Natura, sempre sul punto di esplodere, e le restrizioni che i ruoli della società e i valori di un'educazione cattolica impongono. La santità della "niña" Amalia, personaggio intorno al quale gira la storia, assume un significato ambiguo. La sua volontà di redimere il dottor Jano, per il quale prova un controverso sentimento di attrazione, e riportarlo sulla via del Bene termina paradossalmente per travolgere e rovinare la vita dell'uomo. Merito della regista è quello di aver trovato un registro che le permette di non esprimere giudizi morali nei confronti dei personaggi della sua storia. Il suo interesse non è tracciare una linea tra il Bene e il Male, né portare un attacco alla Chiesa e all'invadente educazione cattolica. E in questo ci sentiamo di trovare una connessione indiretta con l'Almodovar de La Mala Educacion. Piuttosto in La Niña Santa si cerca, con successo, di mettere in scena un mondo che si dibatte tra un diffuso senso di moralità e un incontrollabile desiderio di affermazione della propria individualità. E sono gli adolescenti i portatori sani di questa contraddizione; non ancora completamente soggiogati dalle imposizioni che la maturità comporta, e ancora in grado di scatenare con la purezza dei loro propositi un'incontrollabile energia di religiosa, quasi mistica veemenza. La contrastata purezza della infanzia e dell'adolescenza, l'esistenza di questi piccoli uomini e donne che hanno una vita emotiva di intensità uguale, se non superiore agli adulti, è ciò che alla regista interessa comunicare. Riuscendoci mirabilmente, grazie ad un particolareggiato lavoro di rievocazione di un mondo interiore fatto di rumori, umori, persone e ambienti che non esistono più, ma che la visione di questo film ha il grande merito di riportare in vita.

 
 
 
 
 
 
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