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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • I media si sono dimenticati in fretta dell'Argentina, ma laggiù qualcosa di nuovo sta succedendo
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 9 lettori
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Info

The take - La presa

di Avi Lewis

 
    Dati
  • Titolo originale: The take
  • Soggetto: Naomi Klein
  • Sceneggiatura: Naomi Klein
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 87 min.
     
  • Nazionalità: Canada
  • Anno: 2005
  • Produzione: Klein Lewis Productions, Barna-Alper Productions, National Film Board of Canada
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
    Cast
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

L'impercettibile vento del cambiamento

di Roberta Folatti

The take, la presa di contatto con le proprie potenzialità. Con la forza che dà l'essere un gruppo e l'essere disposti a mettersi in gioco. Una sfida tentata con poco da perdere, ma con uno slancio vigoroso.

Siamo nell'Argentina del disastro economico, che ha portato in brevissimo tempo molta gente in una condizione molto vicina alla povertà, in seguito alla chiusura delle fabbriche, al blocco dei conti correnti e alla disintegrazione del ceto medio produttivo. L'autrice di "No Logo" Naomi Klein e il marito regista Avi Lewis hanno realizzato questo documentario seguendo le vicende di un gruppo di operai reduci dalla dismissione della propria fabbrica. Invece di rassegnarsi a vedere i macchinari messi all'asta a prezzi stracciati, scelgono di replicare il percorso di altre industrie argentine "espropriate" dai dipendenti e autogestite sulle basi di criteri democratici. Nessun padrone, salari parificati, decisioni prese a maggioranza.

La strada non è affatto in discesa, tra l'altro richiede l'autorizzazione dei giudici competenti e il parere favorevole del Parlamento. Ma gli operai godono dell'appoggio popolare, che nei momenti difficili li sostiene e li incita.

Il film mostra anche i percorsi personali di alcuni di loro, che col protrarsi della vicenda non sono più in grado di mantenere le proprie famiglie, di spiegare ai propri figli le ragioni di ristrettezze economiche sempre più dure.

Parallelamente assistiamo al tentativo di ritorno al potere di Menem, il maggior responsabile politico del crac argentino. L'ex presidente, con incredibile faccia tosta, si ripresenta alle elezioni, scimiottando qualcuno di nostra conoscenza con promesse altisonanti e discorsi febbrilmente populistici. Menem si schiera subito coi vecchi proprietari delle fabbriche, contro la Federazione imprese occupate, la sua rielezione significherebbe la fine di questo esaltante esperimento.

The take quindi ci farà trepidare accanto ai sostenitori di Kirchner, il candidato di sinistra, e agli operai in attesa del verdetto dei giudici.

Sarebbe da ingenui attribuire all'esperienza argentina la valenza di una rivoluzione che porti al sovvertimento del capitalismo dominante, e neppure, probabilmente, quella di via alternativa. Ciò nonostante dà corpo a una piccola speranza. Concludendo con le parole della stessa Naomi Klein, è pur sempre "uno scarto totale rispetto ai movimenti sindacali che per un secolo hanno usato come arma di resistenza lo sciopero. Qui invece è il contrario, il lavoro diventa creatività".

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 3 commenti

 
 
utente
valli87
  • indirizzo IP 82.61.91.32
  • data e ora Giovedì 02 Marzo 2006 [20:03]
  • commento toccante e incisivo!
 
 
 
 
 
utente
qui ju
  • indirizzo IP 87.0.194.207
  • data e ora Mercoledì 05 Luglio 2006 [0:17]
  • commento raccontare raccogliere comunicare esperienze diverse è rivoluzionario
 
 
 
 
 
utente
colbos
  • indirizzo IP 80.18.173.18
  • data e ora Lunedì 25 Settembre 2006 [14:48]
  • commento Interessante ma il commento è inparziale, anche gli operai hanno le loro colpe, con la violenza non si risolve niente. Buona cosa occuparle e produrre, ma sbagliato resistere. La fabbrica non è loro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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