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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Info

Mondovino

di Jonathan Nossiter

 
    Dati
  • Titolo originale: Mondovino
  • Soggetto: Jonathan Nossiter
  • Sceneggiatura:
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 135'
     
  • Nazionalità: Francese
  • Anno: 2005
  • Produzione: Goatworks&Les Films de la Croisade
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 08 04 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

In vino veritas

di Eduard Le Fou

Ultimo arrivato (ma già presentato a Cannes 2004) in questo rifiorire di documentari dal contenuto politico e sociale che da qualche mese a questa parte sta occupando le sale cinematografiche, Mondovino declina alla viticoltura il tema, ormai non più freschissimo, degli effetti deleteri della globalizzazione economica. Ritenuto da sempre espressione diretta della cultura e delle tradizioni della terra in cui è prodotto, il vino nell'era moderna si è invece dovuto inchinare alla profezia dell'economia globale, secondo la quale ogni bene o servizio può essere prodotto ovunque e comunque. E il documentario di Jonathan Nossiter dimostra questo stato di fatto con un continuo campo/controcampo tra luoghi e personaggi, vecchi e giovani, da una parte e dall'altra dell'oceano atlantico, che contrappone due opposti modi di produrre e vivere il vino.

Non c'è da stupirsi quindi se un buon vino californiano viene spremuto da vitigni cresciuti nelle campagne toscane. Più sorprendente è invece il fatto che la popolazione di un paesino della Borgogna si sia opposto tempo fa all'acquisto da parte della multinazionale del vino Mondavi di molti ettari di vigneti. Il film può essere definito una sorta di saga, poco epica e a tratti ironica, delle famiglie europee sudamericane e statunitensi che hanno fatto e continuano a fare la storia della produzione del vino e di alcuni personaggi che intorno ad essa ruotano, condizionandolo pesantemente. Incontriamo quindi anziani coltivatori sardi o della Borgogna portatori di valori familiari che spesso risalgono a molte generazioni addietro; oppure il grande produttore californiano quotato in borsa; i nobili proprietari toscani che per mantenersi al passo coi tempi hanno realizzato delle joint ventures per produrre vini su larga scala; il consulente enologo più influente del pianeta. Tutti portatori di una visione diversa del vivere e produrre il vino. Il risultato dell'analisi di questo mondo è chiaro e alquanto prevedibile, perché comune ad altri settori: le aziende che si sono inventate un marchio (leggi Mondavi) hanno poi potuto sviluppare una politica di branding che ha permesso di imporre sul mercato internazionale vini anche di dubbia provenienza e lavorazione, arrivando anche a condizionare il consumo legandosi all'attività di ambigui consulenti e opinion makers.

A livello filmico il documentario patisce purtroppo a causa di un uso smodato della telecamera mobile. Troppe sono infatti le sequenze rabberciate; sembra quasi che non sia voluto tagliare nulla e la durata di oltre due ore induce proprio a confermare questa sensazione. Un eccesso che penalizza alquanto la fruizione di un film che ha il pregio di aver condotto un'inchiesta senza preconcetti o ideologie politiche preconfezionate, benché i suoi risultati risultino poco sorprendenti a chi si sia minimamente occupato delle problematiche legate alla mondializzazione del sistema economico. Nossiter ha avuto la buona intuizione di girare una sorta di making of, un dietro le quinte dell'enologia internazione, in cui si muovono personaggi sconosciuti a più, alcuni protagonisti, altri comprimari, che determinano le politiche di produzione di un bene del tutto speciale, ad alto tasso di contenuto culturale. Il vino infatti non ci è estraneo come un microchip, ma è una bevanda che, soprattutto per gli europei, ha sempre significato una forte identificazione territoriale e storica. Dove c'è una vigna, c'è civiltà, come afferma l'anziano Humbert de Montille. Ma anche il vino, considerato uno degli ultimi intoccabili piaceri della vita, dal sapore a volte un po' elitario, sta soccombendo al processo di coatta "democratizzazione" del gusto e degli stili di vita che la cultura americana sta esportando con ogni mezzo.

Insomma un vero e proprio dramma della modernità, quello rappresentato dal vino, che questo film riesce a far emergere in tutta la sua contraddittorietà: se da un lato esso è portatore di tradizioni, di forti legami di famiglia, di stili di vita, di cultura, di origini, di Storia, in perfetta simbiosi con le stagioni e con la Natura, efficacemente rappresentato dai volti rugosi, saggi e gioviali degli anziani viticoltori e dalle loro aziende agricole a dimensione umana, dall'altro è diventato il simbolo dell'appiattimento delle differenze culturali, delle infinità riproducibilità tecnica, della mancanza di un'identità che non sia quella del marchio, rappresentata dalla ricchissima e mediocre famiglia Mondavi (Essi Vivono!) e dai loro immensi e perfetti vigneti. Mondovino esalta tutte le diversità e le contraddizioni di questa realtà, filmando il volto delle persone che stanno dietro il processo di globalizzazione del vino, che lo conducano o che lo subiscano, senza prendere posizione ma rivelando la loro psicologia, e lasciando intendere quello che si sta perdendo e quello che invece molto probabilmente sarà.

 
 
 
 
 
 
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