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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 1.5/5
  • valutazione
  • Un 'Magdalene' pruriginoso ed insensato: da evitare
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 6 lettori
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  • genere Drammatico
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Giorni e nuvole
  • di Silvio Soldini
  • dal 26 10 2007
  • genere Drammatico
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  • Rossana Pennacchi
 
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Dogville
  • di Lars Von Trier
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  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
  • Sara Troilo
 
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Machuca
  • di Andrés Wood
  • dal
  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
  • Laura De Gregorio
 
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Oro rosso
  • di Jafar Panahi
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  • genere Drammatico
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Info

L'educazione fisica delle fanciulle

di John Irvin

 
    Dati
  • Titolo originale: The Grooming
  • Soggetto: Tratto dal romanzo "Mine - Haha, L'educazione fisica delle fanciulle" di Frank Wedekind
  • Sceneggiatura: Alberto Lattuada, Ottavio Jemma, James Carrington, Sadie Jones
  • Genere: Drammatico - Sociale
  • Durata: 107 min.
     
  • Nazionalità: Gran Bretagna, Italia, Repubblica Ceca
  • Anno: 2005
  • Produzione: Titania Produzioni, BIF LTD., Box Film, Rai Cinema e altri
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 25 11 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Non aprite quel collegio

di Paola Galgani

In concorso alla 62° Mostra del Cinema di Venezia, il film è ispirato ad un romanzo del 1903 opera di Frank Wedekind, Mine Ha-ha ovvero L'educazione fisica delle fanciulle, in cui il protagonista era stato rinchiuso nella fortezza di Konigstein per lesa maestà a causa delle sue poesie antimonarchiche: esplicito omaggio al titolo del romanzo è una scena accanto ad una fonte, ribattezza da una delle fanciulle 'Mine Ha-ha' (scena che peraltro ricorda un po' Il giardino delle vergini suicide).
Alberto Lattuada, scomparso da poco, sempre attratto da temi adolescenziali, ha trovato un'interessante modernità nella storia ed ha voluto riscriverne la sceneggiatura insieme ad Ottavio Jemma, reinventandola ed aggiungendole un intreccio secondario di violenze.
Va detto però che questa è stata poi ulteriormente rimaneggiata: troveremmo infatti difficile attribuire totalmente ad un grande maestro un'opera così fragile e disomogenea, incerta tra il thriller, l'horror, e persino la fiaba fusa con un erotismo letterario poco convincente.
Siamo in Turingia, tra fine '800 e gli inizi '900, in un collegio femminile di lusso che ospita fanciulle per educarle alla danza, alla musica e alle buone maniere, con una totale chiusura verso l'esterno.
Sei delle ragazze hanno sedici anni, e aspettano con ansia la  proclamazione della prima ballerina del corpo di ballo, che avrà l'occasione di essere notata dal principe in persona. Nel collegio, però, accadono strani fatti, e ben presto la più sveglia delle ragazze, Vera, si accorge a sue spese che si celano terribili segreti dietro la sua austera facciata.
Guarda caso anche il regista, il bravo documentarista inglese John Irving (che  di tutto si può accusare ma non di mancare di coraggio), era stato rinchiuso, da bambino, in un severo collegio nella campagna inglese, dove, racconta, 'bellezza e dolore sono rinchiusi in egual misura'.
E' ovvio dunque che sia stato attratto da una storia in cui trovava il tema senza tempo della perdita dell'innocenza e quello della condizione della donna, incatenata al suo ruolo di vittima oggi come allora, nonostante l'apparente parità.
La produzione del film è italiana, e dispiace che un'operazione a suo modo originale non sia andata a buon fine.
Azioni senza alcuna giustificazione o spiegazione, personaggi abbandonati strada facendo, scene di sesso alla De Sade un po' inopportune; qui gli adulti, che dovrebbero educare, sono invece malvagi, e non c'è alcuna possibilità di salvarsi.
Il film punta l'attenzione sulle vittime innocenti, con ampio repertorio di morti orribili, o per fame e sete, o per opera di cani rabbiosi, o per iniezioni letali. Se il ritmo è a dir poco stentato, la credibilità è pari a zero; non aiutano i passaggi da un'atmosfera ad un'altra, troppo bruschi e inappropriati, togliendo quel poco di suspance che il regista riesce a creare.
Ad esempio le fanciulle sembrano andarsene sempre in giro vestite di candide vesti, possibilmente trasparenti e rigorosamente scalze; ogni tanto, come in tutti i luoghi 'chiusi', sboccia l'amore precoce tra qualcuna di loro… scene che non potranno non far piacere al voyeur di turno ma che poi immediatamente sfociano in altre atmosfere facendo perdere ogni raffinatezza erotica.
Nulla da dire sulla scelta delle inquadrature, piuttosto iconografiche e che pertanto rimangono fredde come un bel quadro.
Quello che si salva sono la minuziosa ambientazione mitteleuropea, benché non particolarmente originale (e comunque lo sfondo storico si intravede appena, lontanissimo) la bella fotografia e le scenografie. E nonostante gli sforzi manca l'atmosfera, è tutto troppo perfetto, e l'investimento nella suspance raggiunto a fatica nella prima parte svanisce come neve al sole.
Per quanto riguarda le interpretazioni il cast internazionale risulta poco convinvcente come il resto, e per di più poco affiatato; brava la giovane Hannah Taylor-Gordon, per il resto il cast italiano è deludente. Eva Grimaldi nei panni della severa insegnante lascia piuttosto spiazzati e ci si aspetta da un momento all'altro di vederla togliersi da dosso i panni della maestrina e rimanere in guêpière; a Galatea Ranzi non manca per un istante un broncio sexy; Lo Verso fa una breve apparizione nelle vesti di un improbabile poliziotto austriaco (nella versione originale parla inglese…) che per di più, non per sua colpa, sparisce inspiegabilmente nel nulla. La più brava è Jaqueline Bisset che interpreta un personaggio tutto d'un pezzo destinato ad una tragica fine; eppur fa male ricordarla per come appariva sul grande schermo qualche tempo fa.
Ciò che più addolora è che Lattuada, che tra l'altro avrebbe meritato una personale al Festival di Venezia, non abbia potuto realizzare personalmente la sua idea; siamo sicuri che avrebbe ottenuto ben diversi risultati.

 

 
 
 
 
 
 
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