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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Un film minore ma pregevole del regista iraniano
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 17 lettori
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Info

Sesso e filosofia

di Mohsen Makhmalbaf

 
    Dati
  • Titolo originale: Sex and philosophy
  • Soggetto: Mohsen Makhmalbaf
  • Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 102 min.
     
  • Nazionalità: Francia, Iran, Tagikistan
  • Anno: 2006
  • Produzione: Makhmalbaf Film House
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 14 04 2006
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Della fine dell'amore

di Eduard Le Fou

Niente sesso, poca filosofia, ma tanta riflessione sull'amore, sulle sue illusioni, sulla difficoltà di viverlo consapevolmente nelle diverse fasi della vita, anche nella maturità. Questo, a dispetto del titolo, è il contenuto del nuovo film di Mohsen Makhmalbaf, giunto al diciottesimo lungometraggio, stavolta ambientato in Tagikistan. Sesso e filosofia è un viaggio attraverso i sentimenti, i ricordi e gli amori di John, un maestro di danza che, trascorso il giorno del suo cinquantesimo compleanno in solitudine a bordo della sua auto in compagnia soltanto di musicisti di strada a lui sconosciuti, decide di dare appuntamento alle sue quattro amanti nella sua scuola di danza. Sarà l'occasione per ripercorrere e ripensare con ciascuna di loro l'evolversi dei sentimenti nelle loro relazioni: il romanticismo, la passione, la gelosia, la nostalgia.
E' chiaro che nella visione del regista, le quattro donne sono per John come fossero un'unica amante, e ognuna rappresenta un modo diverso di vivere l'amore, soprattutto da un punto di vista maschile. Il protagonista si rende conto della sua incapacità di amarle tutte, nessuna completamente almeno, e facendole incontrare decide di fare un "atto di rivolta contro se stesso", consapevole che probabilmente le relazioni andranno a terminare.
Il film è scritto, si diceva, da un punto di vista maschile, anche se con grande rispetto e delicatezza per ciascuna delle figure femminili rappresentate. E non manca un finale a sorpresa che in fondo serve ad accomunare alla solitudine del protagonista anche l'universo sentimentale femminile. Attraverso la metafora della danza, il regista mette in scena una sorta di elegia dell'innamoramento: una rappresentazione di come il protagonista sia innamorato dell'idea di innamoramento più che delle donne amate; della straordinaria scoperta per l'uomo dell'unicità di ogni donna, dell'abbandonarsi, celebrandolo, al loro fascino. Una sorta di ricerca ossessiva attraverso l'amore della felicità, come simboleggia la consuetudine di John di cronometrare il totale delle ore felici trascorse insieme ad ogni donna amata. Come per porsi già durante l'innamoramento, fuori e dopo dello stesso. Il film è quindi pervaso da una malinconia di fondo, ben fotografato attraverso i colori tenui del paesaggio autunnale in cui si muovo i personaggi. Una malinconia che purtroppo in alcune fasi del film, molto lento e introspettivo, tende a diventare noiosa, ripetitiva e a tratti pedante. Alcuni sprazzi di grande regia riescono comunque a dare un profondo senso poetico alla storia rappresentata nel film, che comunque resta un'opera minore, benchè pregevole, del maestro iraniano.

 
 
 
 
 
 
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