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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Non siamo ai livelli di Respiro, ma Crialese racconta senza tante parole il passaggio verso l'ignoto
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1.2/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 82 lettori
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Info

Nuovomondo

di Emanuele Crialese

 
    Dati
  • Titolo originale: Nuovomondo/The golden door
  • Soggetto: Emanuele Crialese
  • Sceneggiatura: Emanuele Crialese
  • Genere: Drammatico - Storico
  • Durata: 120 min
     
  • Nazionalità: Italiana
  • Anno: 2006
  • Produzione: Memento films production, Respiro
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 22 09 2006
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Bianco latte

di Alice Trippolini

Il manifesto promozionale del film Nuovomondo di Emanuele Crialese aveva incuriosito tutti a Venezia, non a torto. I personaggi sembrano sospesi, come se navigassero in un mare candido che pare latte. Il bianco, assenza di colore o se vogliamo simbolo di purezza, di stasi e di attesa, si impone sullo schermo all'inizio del film. Crialese, regista rivelazione di Respiro, è riuscito a compiere un altro piccolo miracolo, creando un film onirico e poetico allo stesso tempo. Rivelazione come il Leone-beffa che gli hanno appiccicato, per non scontentare nessuno.

Nuovomondo più che raccontare un viaggio descrive un passaggio, un momento di transizione nella vita di alcune persone, momento toccato in sorte a intere generazioni: lasciare il proprio paese per l'ignoto. Alcuni personaggi sono disposti a cambiare, altri no: per loro la porta non sia apre e dovranno tornare indietro. Il film inizia con una salita, costellata di pietre bianchissime. Due dei personaggi hanno già deciso, altri aspettano un segno per partire e il segno arriva, puntuale, come una necessità. Crialese si concentra sulla famiglia Mancuso, scegliendo con cura i componenti, tutti simbolo di qualcosa: Salvatore (Vincenzo Amato) è il capofamiglia giovane e pieno di speranze, accompagnato dal fratello Angelo (Francesco Casisa) e dal figlio muto di cui non si conosce il nome. Al seguito c'è Fortunata (Aurora Quattrocchi), madre di Salvatore, una donna dura e sospettosa che guarisce le giovani dalle fatture. Salvatore e Angelo sono pronti a cambiare per avere un futuro. All'opposto, la madre e il figlio sono restii a modificare la loro visione del mondo per qualcuno che non li accetta. La partenza è preceduta da un cerimoniale, una specie di rudimentale "vestizione", in cui gli emigranti si cambiano per andare nel nuovo mondo. In particolare, nel nuovo mondo serviranno le scarpe, che in Sicilia non hanno mai portato, ma che ora tutti stringono come un feticcio.

Il regista muove poco la macchina da presa e si concentra sulle persone. L'ambiente e i grandi spazi vengono mostrati di rado nella pellicola. Il viaggio è raccontato dalle facce, che piano piano si ripuliscono e dai vestiti che cambiano, diventando più curati. Durante la traversata nel mare, che somiglia ad un limbo, si sentono storie e si incontrano persone diverse. Tra tutte, Lucy (Charlotte Gainsburg), una donna inglese che si impone alla famiglia Mancuso, chiedendo di non viaggiare da sola. Lucy è un personaggio complesso, poco incline alle confidenze, ma che sembra nascondere un passato infelice. Lei è un tramite per i Mancuso: li aiuta a comprendere quello che non sanno del Nuovomondo, parla per loro una lingua che non conoscono e scrive quello che non sanno scrivere. In questo caso, il regista usa il suo personaggio come termine di paragone, per raccontare senza troppe parole lo spaesamento e la confusione dei migranti che sbarcano in una terra sconosciuta di cui non capiscono le regole e i comportamenti. Esemplari in questo caso sono le scene in cui gli sbarcati sono sottoposti a test di intelligenza. Umiliati, ma desiderosi di avere un lavoro e un futuro, tutti si sottopongono a domande e giochi ridicoli, pur di entrare. Nuovomondo è un film lento, riflessivo, ma anche forte e necessario. Crialese racconta la paura del futuro e l'ansia per l'ignoto attraverso i silenzi, i gesti impazienti e gli sguardi spauriti. Poche parole, molte istantanee e questo bianco finale che ci fa credere di aver assistito ad un sogno.

 
 
 
 
 
 
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