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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Emma Lloyd, conduttrice di un programma radiofonico che parla di sentimenti, sta per sposarsi e la sua vita va a gonfie vele. Per uno scherzo del destino, però, si ritrova a fare la conoscenza di un uomo che via via si fa più interessante. Cosa deciderà di fare Emma?

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 1.5/5
  • valutazione
  • Commedia sentimentale che più pilotata non si può. Uma torna ad impugnare la Katana, please.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
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Info

Un marito di troppo

di Griffin Dunne

 
    Dati
  • Titolo originale: The accidental husband
  • Soggetto: Bonnie Sikowitz, Mimi Hare, Clare Naylor
  • Sceneggiatura: Bonnie Sikowitz, Mimi Hare, Clare Naylor
  • Genere: Commedia - Sentimentale
  • Durata: 90 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2008
  • Produzione: Blumhouse Productions, Team Todd, Yari Film Group
  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Data di uscita: 19 11 2010
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Un marito di troppo, resistibile commedia sentimentale dove tutto è scontato

di Francesca Paciulli

C’era una volta Uma, acerbo viso d’angelo vittima dei giochi pericolosi del seducente visconte di Valmont (Le relazioni pericolose). C’era una volta Uma, musa conturbante pronta a sbocciare come Venere da una conchiglia (Le avventure del barone di Munchausen). C’era una volta Uma, sguardo enigmatico incorniciato da un imitatissimo caschetto nero, pronta a scatenarsi in un twist da antologia (Pulp Fiction). C’era una volta Uma, sposa guerriera in tuta gialla e sexy alluce, alle calcagna del suo terribile aguzzino (Kill Bill). C’è oggi Uma, testimonial glamour che scende dalla lucente vettura di una celebre casa automobilistica italiana e parla attraverso il linguaggio immortale di Shakesperare (Sono Giulietta e sono fatta della materia di cui sono fatti i sogni).

C’è oggi Uma, attrice di Hollywood che sgrana gli occhioni, sorride garrula, scuote la testolina bionda e deve vedersela con due uomini, il futuro sposo, il rassicurante Colin Firth, e un muscoloso vigile del fuoco assai vendicativo Jeffrey Dean Morgan. Da musa di Tarantino a reginetta della commedia sentimentale, il passo è troppo breve. E lo spettatore ammutolisce di fronte a tanta stucchevolezza.

Si intitola Un marito di troppo la resistibile commedia che vede Uma Thurman nelle doppie vesti di protagonista e produttrice. Uscita nelle sale inglesi nel 2008, dopo un veloce passaggio nel mercato dell’home video USA, la pellicola arriva nel 2010 in Italia. Francamente, avremmo potuto anche farne a meno. 

Nel film Thurman è la dottoressa Emma Lloyd, apprezzata conduttrice di un noto programma radiofonico. Dai microfoni della radio Emma lancia consigli amorosi a tutto spiano e gli ascoltatori newyorkesi si affidano completamente al suo presunto buon senso. Tutto fila liscio fino a quando, durante il suo programma, Emma riceve la richiesta di aiuto di Sophia, una giovane donna prossima alle nozze con un aitante vigile del fuoco. Emma dopo averla ascoltata, le consiglia di prendersi un po’ di tempo e di ripensare al suo rapporto con il futuro sposo. Quando Patrick Sullivan (Jeffrey Dean Morgan), questo il nome del malcapitato, viene mollato dalla fidanzata decide divendicarsi di colei che ritiene colpevole della sua disfatta. Dopo aver scoperto sul web la data delle imminenti nozze della dottoressa Lloyd con il suo editore Richard (Colin Firth), Patrick chiede aiuto ad un giovane hacker e manomette gli archivi del municipio, facendo risultare Emma già sposata. Con lui. La donna non potrà così convolare a nozze, risultando bigama, e sarà costretta a incontrare Patrick per risolvere al più presto quella che considera solo una bella seccatura burocratica. Il bel vigile del fuoco però ha intenzione di renderle la vita complicata e la trascina in una girandola di equivoci e situazioni imbarazzanti. Attenti, però, l’odio spesso si trasforma in amore.

Ambientata nella Manhattan dell’alta società newyorkese e nel più popolare quartiere del Queens, la commedia vede in cabina di regia quel Griffin Dunne che Scorsese lasciò smarrito nella Soho anni Ottanta nel cult Fuori orario. Decisamente più a suo agio davanti alla macchina da presa, Dunne imbastisce l’ennesima commedia sentimentale dai dialoghi scontati e dal finale pilotato. Non aiuta un cast smarrito e con il quale si fatica a identificarsi, l’algida Uma Thurman che vorrebbe sembrare Katharine Hepburn ma che non riesce nemmeno a emulare la migliore Sandra Bullock, quel ragazzone di Jeffrey Dean Morgan che faceva miglior figura quando in Grey’s Anatomy spasimava per la bella dottoressa Izzie Stevens, e il povero Colin Firth, ostaggio dell’ennesimo ruolo da seconda scelta (per nostra fortuna potremo godercelo presto ne Il discorso del re, nei panni di Albert “Bertie” Frederick Arthur George Windsor, padre dell’attuale regina Elisabetta II).

 
 
 
 
 
 
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