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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Stefano Benni è stato lo spartito dell'adolescenza di una generazione. Bar Sport è un gran libro, incrociamo le dita per un film all'altezza.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Probabilmente era auspicabile qualche eccesso in più, ma i grandi interpreti e qualche buona combinazione umoristica rendono l'opera più che sufficiente.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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Info

Bar Sport

di Massimo Martelli

 
    Dati
  • Titolo originale: Bar Sport
  • Soggetto: Tratto dal romanzo di Stefano Benni
  • Sceneggiatura: Nicola Alvau, Massimo Martelli, Giannandrea Pecorelli, Michele Pellegrini
  • Genere: Commedia - Comico
  • Durata: 93 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2011
  • Produzione: Aurora Film, Rai Cinema
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 21 10 2011
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Una tazzina di grottesco

di Keivan Karimi

Si dice che l'impresa più ardua per un regista di successo sia quella di realizzare una trasposizione cinematografica tratta da romanzi immensi ed infiniti, da quei tomi da scaffale alla Dostoevskij o alla Goethe, quasi impossibili da reinterpretare e da analizzare in chiave visiva.

Non è da meno l'impresa di Massimo Martelli, autore in realtà poco avvezzo al grande schermo, più a suo agio nelle direzioni di serie televisive o documentari, che si cimenta nella dura sfida di portare su pellicola il racconto grottesco e paradossale di Stefano Benni, Bar sport, uno dei più grandi successi dello scrittore contemporaneo.

E' la storia, non troppo lineare né temporalmente esatta, di un gruppo di scansafatiche in una tranquilla provincia emiliana che passa il proprio tempo (o meglio, quasi tutta la propria esistenza) al Bar Sport di Onassis, il tirchio proprietario del nuovo locale. Ogni personaggio si presenta e si delinea per le sue caratteristiche predominanti, per essere definito un soggetto “da bar”, ovvero colui che esprime tutta l'essenza della propria vita sociale tra le quattro mura del luogo più frequentato del paesino.

C'è il tennico, l'esperto di qualunque cosa, onnivoro, amante degli aneddoti e dei racconti, vanesio e razionale; c'è Muzzi, il personaggio burbero e diffidente, che giudica il prossimo senza omettere cattiverie e malignità; c'è Bovinelli, sfortunato elettricista da quattro soldi e le altre varie personalità tipiche della pena appuntita di Benni.

Tornando all'incipit, il lavoro di Martelli non può essere giudicato con i soliti criteri estetici e razionali; la trasposizione di Bar sport risulta, senza criticare troppo il lavoro svolto, una sintetica e sballata versione di un romanzo che, nel suo interno, nasconde in realtà un mondo di idee, comicità e nostalgia.

La storia si svolge negli anni '70, nella tranquillità apparente, e qui gli autori sono molto bravi ed efficaci a far trasparire quell'atmosfera, un tantino alla Pupi Avati, della provincia di qualche decennio fa, popolana, basica, timida, mai troppo sfarzosa. Per il resto la storia non delinea contorni vigorosi, in pratica non riesce a contenere in uno spazio scenico ed ideologico la forza paradossale dei suoi intrecci, come invece qualunque pellicola comica dovrebbe fare.

Forse Bar Sport sarebbe stato meglio rappresentato da un lungometraggio animato vista la sua vena esageratamente grottesca, non a caso le sequenze migliori risultano quelle “cartoonesche” degli aneddoti del tennicosul ciclista Pozzi e sul campione Piva.

Non c'è dubbio che il nutrito cast alzi nettamente l'asticella nella qualità del film; Battiston è una certezza, eclettico e caparbio a prescindere dal suo fisico evidente, anche l'esperienza di Antonio Catania e Claudio Bisio porta lo svolgimento delle micro-storie raccontate su un livello positivo e ben interpretato, così come la presenza delle due vecchiette Angela Finocchiaro e Lunetta Savino, simbolo ben espresso della staticità e dell'immortalità tradizionale della vita di provincia. Eppure sarebbe servita una maggiore enfasi e comicità nel descrivere le spassionate chiacchiere da bar, i vizi e le virtù straordinarie dei frequentatori del suddetto locale, sembra che Martelli nel suo modo di regia corra troppo, salti gli ostacoli a piè pari pur di arrivare ad una descrizione totale ma carente dell'ambiente del Bar sport.

La storia pretendeva di essere intesa come l'essenza della Luisona, la mitica ed immangiabile pastarella del bar, ovvero pesante, grave, sostanziosa, per l'appunto grottesca e mitologica, invece è risultata troppo lineare, basilare, quieta, dunque troppo “normale”, seppur tecnicamente ben diretta.

Sia ben chiaro che, come già anticipato, l'impresa di tale trasposizione si presentava ai limiti dell'impossibile; Martelli ed il suo cast sembrano portare a casa il compitino con un buono sforzo complessivo, ma gli amanti della letteratura di Benni avrebbero di certo desiderato una buona dose di cattiveria e sarcasmo in più.

 
 
 
 
 
 
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