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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Grande lavoro di regia che sa alleggerire molti temi forti trattati tutti insieme
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 39 lettori
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Info

La sposa siriana

di Eran Riklis

 
    Dati
  • Titolo originale: The syrian bride
  • Soggetto:
  • Sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
  • Genere: Commedia - Sociale
  • Durata: 97'
     
  • Nazionalità: Francia, Germania, Israele
  • Anno: 2004
  • Produzione: Bettina Brokemper, Antoine de Clermont-Tonnerre, Michael Eckelt, Eran Riklis
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Tagliateli tu i pomodori che io vado all'universita'

di Sara Troilo

La sposa siriana e' un film che necessita di un periodo di decantazione prima di toccare tutte le corde che ha stabilito di raggiungere. Il motivo e' senz'altro l'estrema raffinatezza con cui si palesa il multistrato di argomenti.

Si parte dal piu' evidente che e' anche la cornice del racconto corale: il confine geografico che e' quello (fisicamente inesistente) delle alture del Golan nelle mani degli Israeliani dal 1967 in seguito alla "guerra dei sei giorni", un punto strategico importante e ricco di sorgenti idriche, tanto fondamentale da essere in grado di mutare i rapporti di forza tra le opposte parti. Questo confine ospita la storia raccontata da Eran Riklis, regista israeliano che per girare questo film ha vissuto per un lungo periodo nel Golan, e dalla sceneggiatrice Suha Arraf, palestinese.

Mona sta per sposarsi con un attore siriano, ma il suo trasferimento in Siria sancira' il distacco sempiterno dalla propria famiglia poiche' il suo essere drusa determina anche il suo essere straniera in patria, il suo non essere siriana pur essendolo e, per di piu', il suo stato di "apolide" stabilito dal governo israeliano. Lo stato d'animo della sposa non e' per niente sereno come non puo' esserlo quello di chi sta varcando un confine sapendo che non potra' mai piu' tornare indietro. Attorno a Mona, silenziosa e malinconica, si muovono i suoi familiari. La sorella maggiore, sposata e insofferente della tradizione retrograda che vuole le donne confinate in casa, un bellissimo ritratto di donna che attraversera' un altro confine, quello sociale, anche per consegnare nelle mani della propria figlia un mondo in cui lei abbia un posto e non sia invisibile. La madre della Sposa siriana resta un po' sullo sfondo a stigmatizzare quel ruolo esclusivamente domestico cui sono relegate le donne, mentre il padre e' una figura ingombrante, oppositore di Israele, con un preciso e riconosciuto ruolo sociale e tanto testardo da non riuscire a perdonare al proprio figlio maggiore, anche dopo otto anni, di aver sposato una donna russa. I due fratelli di Mona sono agli antipodi: il maggiore torna a casa per il matrimonio della sorella e presenta per la prima volta in famiglia la propria moglie, una dottoressa russa (che "sara' bionda, ma non sa tagliare i pomodori" commenteranno le donne anziane) e il proprio figlio; quest'uomo la propria scelta l'ha fatta anni prima e ne paga ancora le conseguenze. L'altro fratello gira il mondo, si occupa di non meglio precisato "business" e seduce donne occidentali che lavorano nel Golan con la Croce Rossa.

Ed ecco che i piani si moltiplicano, il termine "confine" si stratifica e assume sfumature, ma piu' spesso significati assai diversi. C'e' la crescita individuale, l'attraversamento della linea d'ombra, che si nutre di coraggio e di scale di valori che non possono sottostare ai condizionamenti sociali. C'e' la questione femminile con le mura domestiche da valicare, barriere altissime camuffate da scudo protettivo; la scelta di oltrepassarle comporta il sacrificio di tutto cio' che sbarra il cammino. Naturalmente c'e' la questione geopolitica, l'assurdo con cui i drusi, di fatto non appartenenti a nessuno stato per decisione altrui, sono costretti a convivere, che si mostra, senza lesinare sui toni, nel lungo finale costruito su un'infinita vicenda burocratica fatta di timbri.

La ribellione dovrebbe essere un fattore portante della costruzione del se', essendo invece molto trascurata, spesso la si raggiunge passando prima dall'esasperazione. La sposa siriana racconta di questo percorso che conduce, di confine in confine, al dialogo con se stessi e a cui si arriva passando da porte differenti e con differenti bagagli, illuminati da un senso di pace interiore o scossi dal dissidio, addirittura belligeranti. Il senso di liberazione cui conduce e' invece assai simile. E che non si dica che non e' un risultato.

Il linguaggio filmico di questo ritratto collettivo molto ben riuscito, quasi altmaniano, ha un ritmo che si mantiene sempre serrato ed e' in grado di dare risalto ai diversi personaggi mantenendo la mano leggera e senza mai indugiare sul dolore, ma anzi valorizzando gli inserti frivoli. I singoli personaggi, indagati con alcuni primi piani, non si disperdono mai nella ripresa a campo lungo del gruppo di famiglia, ne' si scoloriscono nei momenti di stacchi piu' frequenti della telecamera che svolazza qua e la' tenendo sempre ben presente tutto il contesto. Impossibile perdere le fila di una storia che, se narrativamente decide di semplificare, sul piano del montaggio si fa complessa.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 4 commenti

 
 
utente
francy
  • indirizzo IP 82.89.158.151
  • data e ora Venerdì 24 Febbraio 2006 [13:13]
  • commento e un pacco
 
 
 
 
 
utente
fa cacare
  • indirizzo IP 213.140.11.128
  • data e ora Venerdì 26 Gennaio 2007 [16:17]
  • commento fa cacare la merda
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Venerdì 26 Gennaio 2007 [16:29]
  • commento sei stato educato da umberto di savoia?
 
 
 
 
 
utente
Luigi
  • indirizzo IP 151.52.75.33
  • data e ora Venerdì 26 Gennaio 2007 [17:06]
  • commento Interessante poi l'essere così inutilmente ridondante in una frase di così poche parole. :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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