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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Nel Giappone della ricostruzione postbellica due ragazzini tentano di salvare un vecchio quartiere.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Goro Miyazaki tenta di sfatare il mito del figlio incapace di Hayao.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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Info

La collina dei papaveri

di Goro Miyazaki

 
    Dati
  • Titolo originale: Kokuriko-zaka kara
  • Soggetto: Tratto dall'omonimo manga di Tetsuro Salama e Chiziru Takahashi
  • Sceneggiatura: Hayao Miyazaki, Keiko Niwa
  • Genere: Fantastico - Animazione
  • Durata: 91
     
  • Nazionalità: Giappone
  • Anno: 2012
  • Produzione: Studio Ghibli, Dentsu, Mitsubishi
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 06 11 2012
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Lo studio Ghibli abbandona la magia.

di Ernesto Fanfani

Stavolta niente principesse accompagnate da lupi, niente castelli erranti, niente Yubaba, niente città incantate. Niente di niente. In realtà questa triste verità era risultata evidente già dal trailer apparso poco tempo fa online ma superare lo sconforto iniziale non è stato facile. Fortunatamente il dispiacere di non poter tornare in quel meraviglioso mondo si fa un po’ da parte nel corso del film e lascia il posto alla curiosità.

La collina dei papaveri, tratto da una serie manga apparsa negli anni ’80 nel mensile per ragazze “Nakayoshi”, è il secondo lungometraggio diretto da Goro Miyazaki, figlio di Hayao Miyazaki, regista dei grandi successi dello studio Ghibli, e rappresenta un miglioramento decisivo rispetto al suo primo tentativo, ovvero I Racconti di Terramare, che mancava di inventiva a livello di storyline e non arrivava mai a giustificare le pretese di una struttura grandiosa ma per lo più priva di significato.

Ridimensionando la narrazione e purtroppo, o per fortuna, eliminando l’elemento magico, Goro Miyazaki ottiene un prodotto più interessante, più curioso.

A livello tecnico la cura del colore e la fluidità dell’animazione sono piacevoli segnali del rispetto della tradizione (sebbene non stupefacenti come in Ponyo o in Laputa) e sicuramente i metodi di descrizione ed introspezione dei personaggi fanno sì che sia facile entrare in connessione con loro, come se avessimo già sentito parlare di loro tra le note dalle stupende musiche di Satoshi Takebe, già autore delle musiche dell’anime “Saiyuki”.

Immersi negli anni ’60 in una società in pieno sviluppo industriale, Umi, una giovane studentessa delle superiori, e Shun, un suo compagno di scuola, attraversano i cambiamenti e gli ostacoli che si presentano al sopraggiungere di una nuova Era in continuo contrasto con il passato.

Umi vive in una casa in cima ad una collina che dà sul mare e ogni mattina, in ricordo del padre marinaio scomparso anni prima in mare, innalza due bandiere per augurare buon viaggio alle navi che lasciano il porto.

La relazione tra i due giovani protagonisti, intenti nella ricerca delle loro origini, si intensifica anche nel tentativo di salvare il Quartier Latin, la sede storica dei club della scuola ormai in disuso e prossimo alla demolizione. Nel corso di questa loro battaglia si renderà evidente la frizione tra il presente e il passato, tra le nuove e le vecchie generazioni che non sempre e non per forza dovrà risolversi nell’incomprensione e se in questo il film rappresenta in qualche modo una metafora della produzione dello studio allora nel prossimo lungometraggio di Goro come minimo mi aspetto rane parlanti e affascinanti maghi alati.
Teniamo le dita incrociate.

 
 
 
 
 
 
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