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Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Il film mantiene ciò che promette: l'idea è buona ed è sviluppata costruendo una suspense che tiene desta l'attenzione e fa riflettere su come ogni fatto tragico aumenta sempre la spirale di violenza, anziché diminuirla.
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Info

Death of a president

di Gabriel Range

 
    Dati
  • Titolo originale: Death of a president
  • Soggetto: Simon Finch, Gabriel Range
  • Sceneggiatura: Simon Finch, Gabriel Range
  • Genere: Giallo - Documentario
  • Durata: 90 min.
     
  • Nazionalità: UK
  • Anno: 2007
  • Produzione: Film Four
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Patriot Act

di Stefania Cappellini

Mockumentary o fakementary, questo è precisamente il genere di Death of a president, film che racconta cosa succederebbe se ("what if" appunto) il 19 ottobre di quest'anno un attentatore eludesse i controlli dell'intelligence e colpisse a morte George W. Bush. In questi anni di imbarbarimento dei palinsesti televisivi abbiamo assistito ad un piacevole fenomeno: quello del ritorno del documentario nelle sale. Il primo è stato Michael Moore che ha aperto la strada a opere illuminanti come Enron o The corporation, commosse e ispirate come The agronomist, poco edificanti e amare come Una storia americana.

E così ci siamo anche abituati alle regole del genere che in Death of a president vengono rispettate attentamente. La storia infatti è raccontata per bocca dei personaggi che a vario titolo sono implicati nella vicenda: l'agente capo della scorta che non riesce a superare il proprio fallimento; l'istruttore dell'FBI che solleva dubbi sulla correttezza dell'indagine svolta per trovare il colpevole; il reduce dell'Iraq che racconta della propria difficoltà a reinserirsi nella società; la donna araba (sulla cui voce scorrono le immagini di Ground Zero) che si chiede se l'assassino si rendesse conto delle conseguenze del suo gesto quando sparò. Ma il personaggio che risulta meglio costruito e involontariamente esilarante è la speechwriter di Bush, la cui adorazione per il proprio capo ha esiti comici anche laddove non dovrebbe. Le testimonianze dei personaggi sono inserite nel montaggio alternato di ciò che quel 19 ottobre si svolge dentro e fuori l'albergo di Chicago in cui il presidente è chiamato a intervenire. Così vediamo stralci dell'intervento di George W. (intervallati dai gridolini della speechwriter che di quel discorso è autrice) e momenti della contestazione che si svolge nelle strade che ricordano da vicino Seattle o Genova (manganellate comprese). Ad un certo punto i due filoni narrativi convergono e accade l'irreparabile: un cecchino, appostato su uno dei piani alti dei palazzi prospicienti l'albergo (come a Dallas nel '63), colpisce il presidente che viene portato di corsa in l'ospedale.

È da poco uscito nelle sale il bel Bobby di Emilio Estevez anche se l'atmosfera fantapolitica di Death of a president ricorda più da vicino The manchurian candidate di Jonathan Demme (e non l'originale di Frankenheimer che era su un altro piano). Bush assume in questo film un'aura di santità che solo la morte prematura e violenta può regalare a personaggi che in vita non godono della stessa considerazione: e così Cheney fa il suo discorso di celebrazione e di commiato all'amico mentre scorrono le immagini del funerale (di Reagan, in realtà) solenni come si addice all'occasione. La morale di tutto, anche se provocatoria, è che chi si lamenta dell'operato di Bush dovrebbe pensare che una sua prematura dipartita non farebbe altro che aprire il campo all'ancora più spietata politica del vicepresidente Cheney, pronto a fare guerre anche calpestando la legge e facendo finire in carcere un innocente, purché arabo.

Contrariamente a quanto è stato scritto da alcuni, il film riesce ad essere incalzante e avvincente nella parte del thriller e dell'investigazione per la ricerca del colpevole, anche se si scioglie in un finale i cui esiti sono un po' troppo melodrammatici. Carina però l'idea di chiudere la storia con didascalie che, come in un documentario che tratti di fatti veri, dicono che cosa ne è oggi dei personaggi e cosa delle libertà civili degli americani ormai sacrificate alla causa dello stato.  Il film è stato distribuito negli Usa in sole 90 sale, in Italia 40 anche se il numero si è ridotto ulteriormente prima della prima. A Roma non sono piaciuti i manifesti che annunciavano l'uscita del film (su cui campeggia l'immagine di una lapide funebre di George W. Bush), tanto che molti sono stati misteriosamente strappati.

Chissà se Death of a president darà l'avvio a un filone, quello delle inchieste basate sul "what if": se così fosse, speriamo che a farne le spese non sia il documentario vero e proprio.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
utente
iria
  • indirizzo IP 87.17.195.150
  • data e ora Sabato 21 Aprile 2007 [13:12]
  • commento recensione perfetta!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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