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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Una lezione emblematica, una risposta al perché la violenza genera soltanto violenza
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 19 lettori
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  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
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Dogville
  • di Lars Von Trier
  • dal
  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
  • Sara Troilo
 
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Recensione 4
Machuca
  • di Andrés Wood
  • dal
  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
  • Laura De Gregorio
 
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Recensione 5
Oro rosso
  • di Jafar Panahi
  • dal
  • genere Drammatico
  • tipo Sociale
  • Sara Troilo
 
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Info

Daratt

di Mahamat-Saleh Haroun

 
    Dati
  • Titolo originale: Daratt
  • Soggetto: Mahamat-Saleh Haroun
  • Sceneggiatura: Mahamat-Saleh Haroun, Laora Bardos
  • Genere: Drammatico - Sociale
  • Durata: 95 min.
     
  • Nazionalità: Ciad, Francia, Belgio, Austria
  • Anno: 2006
  • Produzione: Chinguitty Films, Entre Chien et Loup, Goi-Goi Productions
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Violenza che genera violenza

di Severino Faccin

Vedendo Daratt (siccità) è facile comprendere perché le guerre in Africa hanno continuato a prosperare e non accennano a placarsi. Se la carica di violenza e il desiderio di vendetta sono la molla inesauribile che alimenta il ciclo delle esecuzioni e degli assassinii, questa storia esemplare di un giovane, Atim, munito di pistola e incaricato dal nonno di cercare e ammazzare l'uomo che ha ucciso suo padre prima che lui nascesse, racchiude in summa il senso di che cos'è l'esistenza in un paese, il Chad post-guerra civile, martoriato da quarant'anni di scontri e di rappresaglie, di faide e di odi senza fine. Seguendo le peripezie di Atim lungo il breve viaggio che dal villaggio natale lo porta alla capitale N'djamena e quindi alla scoperta di una città dolente fatta di baracche e sommersa dall'immondizia, scopriamo il microcosmo attorno a cui si dipana la storia di Daratt, in cui un'umanità che lotta giorno dopo giorno per trovare la forza di sentirsi viva e per sfamarsi si affida quotidianamente alle cure di Nassara, il panettiere già ex combattente e assassino del padre di Atim.

Quello stesso Nassara che sostiene di aver cambiato vita e di avere abbandonato l'uso delle armi (tenute nascoste dentro a un armadio), anche se non ha abbandonato l'uso della violenza (continua infatti a esercitarla sulla moglie). Quel Nassara che ha sposato una giovane donna da cui attende un figlio e che si reca regolarmente a pregare in moschea. Spinto a occuparsi dei più deboli dal senso di carità che gli deriva da uno dei sacri pilastri della sua fede, egli offre al giovane Atim - il quale ogni mattina si sofferma davanti alla porta di casa sua con l'intenzione di sparargli senza trovare il coraggio di farlo - un posto di lavoro nella panetteria. Atim si lascerà convincere a iniziare una nuova vita in città, pur rimanendo combattuto tra il desiderio di vendetta e una malcelata frustrazione per non riuscire a portare a termine il suo compito. Pian piano però cresce in lui il desiderio di una vita normale, nella quale possano trovare spazio i sentimenti e l'affetto (quello che prova, ricambiato, per Aicha, la moglie di Nassara), sebbene si ostini a respingerli. E non bastano a placare la sua sete le soddisfazioni regalategli dal proprio lavoro come panettiere, i cui meriti gli sono riconosciuti da Nassara stesso che giunge a proporgli, dopo che Aicha ha perso il bambino durante il parto, di lasciarsi adottare da lui. È troppo per Atim: accettare equivarrebbe a tradire la memoria del padre. Così decide di andarsene e tornare al proprio villaggio, accompagnato dal panettiere.

È qui che si consumerà lo scontro finale, la messa a confronto tra due generazioni, una (quella adulta) che non riesce a sbarazzarsi del risentimento e l'altra (quella nuova) che ha trovato il coraggio di dire basta alla violenza. In un convegno in mezzo al deserto, al cospetto del nonno che lo incalza, Atim intima a Nassara di spogliarsi come questi aveva fatto tanti anni prima con suo padre, e inscena una finta esecuzione. Spara due colpi in aria per far credere al nonno cieco che il delitto è consumato, quindi si allontana accompagnando il vecchio per mano. Finalmente giustizia è fatta, la catena delle vendette è spezzata per sempre.

 
 
 
 
 
 
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