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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

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  • 1/5
  • valutazione
  • Christian Bale al suo meglio in un action dagli sviluppi un po' troppo prevedibili. Ottima la fotografia.
  •  
 
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Info

Harsh Times - I giorni dell'odio

di David Ayer

 
    Dati
  • Titolo originale: Harsh Times
  • Soggetto: David Ayer
  • Sceneggiatura: David Ayer
  • Genere: Azione - Road Movie
  • Durata: 120 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2005
  • Produzione: David Ayer, Andrea Sperling, Jesse Felsot
  • Distribuzione: Mikado Film
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Christian Bale, l'uomo (pipistrello) senza sonno

di Francesca Paciulli

Non c'è pace notturna per Christian Bale. Non fa differenza che a privarlo del sonno siano, di volta in volta, un nugolo di rimorsi schiaccianti (L'uomo senza sonno) o i doveri impellenti da supereroe nottambulo (Batman Begins): al calare del sole per il trentaduenne attore gallese, la storia si ripete. Niente sonno ristoratore per lui, solo incubi e deliri. Nei quali inevitabilmente il protagonista di American Psycho finisce per trascinare gli spettatori, rapiti dal suo magnetico talento. Non va diversamente in Harsh Times - I giorni dell'odio del giovane David Ayer. Nell'action firmato dallo sceneggiatore di Training Day e U-571, l'ex baby pupillo di Spielberg (fu proprio il Re Mida di Hollywood ad affidare a Bale, giovanissimo, il suo primo ruolo da protagonista ne L'impero del sole) riempie di cinismo e follia lo sguardo allucinato del giovane Jim Davies, un veterano della Guerra del Golfo che, tornato nella natia Los Angeles, non riesce più a trovare la giusta collocazione nella vita civile. Inseguito da incubi insanguinati, ogni notte si sveglia in un bagno di sudore e durante il giorno si lascia annientare da un lavoro "da scrivania" che detesta. Neppure il sorriso paziente di Marta (Tammy Trull), la sua graziosa fidanzata messicana, riesce a tranquillizzarlo come un tempo. Solo la speranza di ottenere un posto nel corpo di polizia di Los Angeles sembra tenerlo a galla, ma questa speranza è destinata a tramutarsi ben presto in ossessione, conducendo Jim in uno stato di instabilità emotiva e di delirante follia.

Dilapidati in poche ore i risparmi che avrebbe dovuto impiegare per sposare Marta e per portarla con sé negli Stati Uniti, Jim perde definitivamente la testa, trascinando con sé il suo migliore amico Mike (Freddy Rodriguez, star televisiva del serial Usa Six Feet Under e tra i protagonisti di Bobby), un programmatore di computer disoccupato. Insieme si riversano nelle strade periferiche della Città degli Angeli, alla frenetica ricerca di un lavoro, trovando in realtà solo guai. Per quelli Jim sembra aver un fiuto invidiabile. Ad un certo punto, in uno dei suoi vacui pellegrinaggi per South Central, il giovane si imbatte nel ragazzo di una sua ex, un malavitoso a capo di una pericolosa gang. E la situazione, naturalmente, precipita.

L'esordio registico di David Ayer (classe 1968, il regista è cresciuto nei sobborghi di L.A. e ha iniziato a coltivare il suo talento per la scrittura durante il servizio militare in Marina), ci riporta alle atmosfere degradate e concitate del resistibile Training Day. Al posto della coppia di sbirri Ethan Hawke (il poliziotto idealista) e Denzel Washington (lo sbirro corrotto), qui torviamo un tandem di amici in cerca di sballo. Alcool, droga e sesso: non esistono limiti per questi due giovanotti fuori di testa. Persino il più tenero dei due, Mike, si lascia fuorviare con troppa facilità dal fanatismo dell'amico Jim, mettendo seriamente a rischio il legame sentimentale con l'ambiziosa Sylvia (la texana Eva Longoria, casalinga disperata in fuga da Wisteria Lane), che lo vorrebbe più stabilmente inserito nella società e lontano dal quel nullafacente di Jim. Girato in Super 16mm in soli 26 giorni tra location messicane (un'accaldata cittadina nei pressi di Ensenada) e statunitensi (Los Angeles e dintorni della città, in particolare nei quartieri di Echo Park, Watts e Lincoln Heights), freneticamente montato dal premio Oscar Conrad Buff, Harsh Times - I giorni dell'odio funziona soprattutto grazie alla fotografia "graffiata" dell'australiano Steve Mason (Rollerball) e alla presenza scenica di Christian Bale, risorsa preziosa per qualsiasi regista - anche del più prevedibile, come in questo caso. Instabile e febbrile, Bale sviluppa sapientemente il ritratto disturbante di una vittima inconsapevole dell'ideologia militare: un ex soldato delle truppe speciali in Medio Oriente che si sente un civile al fronte e un soldato nella vita civile. Una contraddizione vivente alla quale l'attore conferisce credibilità con il nervosismo dei movimenti e la mobilità delle espressioni e nella quale si specchia l'anima più debole e romantica del giovane Mike, solo apparentemente più legato agli affetti che alla carriera. E forse proprio per questo incapace di affrancarsi dall'autolesionismo dell'amico. La vicinanza con Jim finirà probabilmente col togliere il sonno anche a lui.

 
 
 
 
 
 
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