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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Un bel film mancato. Da Vincenzo Marra ci si aspettava di più
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.8/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 4 lettori
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Info

L'ora di punta

di Vincenzo Marra

 
    Dati
  • Titolo originale: L'ora di punta
  • Soggetto: Vincenzo Marra
  • Sceneggiatura: Vincenzo Marra
  • Genere: Drammatico - Politico
  • Durata: 98 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2007
  • Produzione: Tilde Corsi, Gianni Romoli
  • Distribuzione: 01 distribution
  • Data di uscita: 07 09 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Fischi, finanza e fiction

di Alice Trippolini

Non ci posso credere. Questa, probabilmente, è la prima frase che viene in mente a chiunque abbia conosciuto e apprezzato i precedenti lavori di Vincenzo Marra alla fine del film L'ora di punta. A partire da Tornando a casa, che proprio qui a Venezia aveva vinto il premio alla Settimana della critica, passando per Vento di terra e infine L'udienza è aperta, presentato lo scorso anno alle Giornate degli autori. Venezia sembrava portare bene al regista napoletano. Invece no. L'ora di punta di Vincenzo Marra non convince e i fischi a fine proiezione sono l'esempio lampante di come ci si aspettasse di più da uno degli autori emergenti del cinema italiano. Dopo aver raccontato i pescatori con lucida oggettività, dopo un documentario sui processi di mafia dove emergono punti di vista e quotidiane battaglie mai viste prima sullo schermo, possibile che un regista si faccia intrappolare così da un film che sembra una fiction mal scritta? L'idea, che risale tra l'altro a tre anni fa, è buona: raccontare la storia di un furbetto che lavora nella Guardia di Finanza e inizia subito a familiarizzare con le mazzette e che però, da bravo ragazzo ambizioso, non si accontenta e vuole di più. Per esempio speculare sull'edilizia, comprando a prezzi ribassati da ditte che stanno fallendo interi edifici in costruzione.

Ripeto, l'idea è buona, anche troppo. Di questi tempi, parlare di finanzieri corrotti vuol dire toccare un problema attuale, il soggetto è pieno di sfaccettature e di personaggi. Anche lo stile di regia è buono, con inquadrature che raccontano la Roma dei palazzi e la noia degli uffici, dove si scrivono relazioni false e si preparano operazioni a tavolino. I problemi iniziano subito con la sceneggiatura. Marra è bravo con le immagini, un po' meno con la scrittura e i dialoghi. Il personaggio chiave, Filippo Costa (Michele Lastella, tristemente inespressivo), finanziere (e figlio di un finanziere) che vuole emergere a tutti i costi, non è credibile. La sua ambizione si limita allo sgambetto ad un collega meno volenteroso e alle chiacchiere su un fantomatico progetto che vorrebbe proporre ai 'piani alti', cioè alla politica romana. Sembra goffo e fuori posto, ma il regista, invece di sfruttare questo aspetto a beneficio della storia, insiste a chiamarlo "squalo" quando dello squalo non ha proprio nulla. Il suo rapporto con il comandante delle GdF, che sembra essere cruciale per la sua corruzione e i successivi sviluppi, non viene mai approfondito. Il tutto si limita a pochissimi dialoghi, quasi sempre banali, da cui emerge un personaggio ingenuo, un po' provinciale e in balia dei più forti, piuttosto che un cinico arrivista.

Uno dei pregi di Vincenzo Marra è sempre stato quello di riuscire a descrivere situazioni e personaggi senza troppe chiacchiere. In questo caso, però, il regista si confronta con una storia complessa, che non conosce a fondo come quelle dei film precedenti. La sceneggiatura avrebbe dovuto essere maggiormente curata, soprattutto per quanto riguarda la vita di Filippo, perno del film. La sua relazione con la gallerista francese Catherine (Fanny Ardant, l'unica che si salva) sa di già visto. Dopo qualche minuto dal primo incontro, la scintilla è già scattata e sembra di prevedere il resto: lei si innamorerà perdutamente, lui la userà per arrivare agli amici del marito defunto e scalare non si sa bene cosa. Perché il problema principale del film è che non si capisce quale sia il punto cruciale della storia. I piani di lettura sono (o almeno dovrebbero essere) molteplici: la voglia di riscatto, il rapporto tra un uomo giovane e una donna più vecchia di lui, la corruzione della finanza italiana, l'inesperienza. Purtroppo nessuno di questi aspetti viene approfondito perché il regista non sceglie mai di concentrarsi solo su uno. La recitazione poco convinta di Michele Lastella, attore di fiction tv non a caso, non riesce a dare al personaggio su cui si regge il film il necessario carisma. Molti dialoghi fanno ridere loro malgrado e alcuni personaggi, come l'ex ragazza Francesca (Giulia Bevilacqua) sono inutili ai fini della storia. Fanny Ardant rimane volutamente sottotono, anche se potrebbe oscurare gli altri con un solo sguardo, mentre il resto del cast appare spaesato. Insomma, L'ora di punta è un film dignitoso, ma per chi si aspettava di vedere un Vincenzo Marra maturato, è una delusione. Una bella storia mancata.

 
 
 
 
 
 
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