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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Siamo in Inghilterra, ai primi del '900. Una giovane e famosa scrittrice si scontra con le rigide convenzioni sociali dell'epoca.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • Lezioso omaggio al cinema melò d'altri tempi, che narra l'apoteosi e la caduta di una scrittrice che ha come unico talento lo scambiare i desideri con la realtà.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.9/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 7 lettori
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Info

Angel - La vita, il romanzo

di François Ozon

 
    Dati
  • Titolo originale: The Real Life of Angel Deverell
  • Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Elizabeth Taylor
  • Sceneggiatura: François Ozon, Martin Crimp
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 118 min.
     
  • Nazionalità: UK, Francia, Belgio
  • Anno: 2007
  • Produzione: Fidélité Productions
  • Distribuzione: Teodora Film
  • Data di uscita: 05 10 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Datemi una fantasia. Vi convincerò gli sciocchi.

di Antinoo

Forse la verità è costituita da ciò che si desidera di più. E non è necessario avere un particolare talento. Determinazione, ostinazione ed una notevole capacità immaginifica forse bastano. E non dimentichiamo di procurarci un bel faccino civettuolo, insieme ad uno stile di scrittura più che medio, per saziare lo stuolo delle masse adoranti. Rischiate di avverare i vostri sogni. Insieme ad un paio delle vostre paure. Come se vi dipingeste allo specchio. Ogni singola parola.

Questo è quello che, probabilmente, passa per la testa di Angel Derevell (Romola Garai), una giovane ragazza degli inizi del '900, il cui talento è inversamente proporzionale all'idea di sé. Nata in una modesta famiglia che gestisce una drogheria, cresciuta come anonima orfanella di periferia, Angel passa le sue giornate a spiare gli inquilini di Villa Paradise, lussuosa dimora per ricchi, proiettando se stessa in Angelica (Jemma Powell) bella coetanea dai nobili natali. Angel non è stimolata dalla scuola, lì nessuno capisce la differenza tra svolgere un tema e trasporre la realtà disegnandola con i propri colori, né dal mondo esterno alla sua stanza, da cui non è intenzionata a trarre alcuna ispirazione. Lei stessa, in seguito, dichiarerà "A me non interessa quello che è reale, ma quello che è bello". Tutto ciò che desidera, semplicemente, è essere una scrittrice. Non riempie fogli e fogli per evadere da una vita che nemmeno le interessa troppo, non denuncia insofferenza per una mediocrità di cui fa, suo malgrado, prepotentemente parte: vuole raggiungere questo status per ciò che rappresenta ai suoi occhi. Così, schernendo le modeste opportunità lavorative che le competerebbero ed i consigli di una madre che non capisce né conosce la figlia, continua a ricreare il mondo a propria immagine e somiglianza, immergendosi sempre di più in una fitta operazione di scrittura che la porterà ad invadere le scrivanie dei soliti noti con tomi e tomi di manoscritti. Vive, parla, si veste e si atteggia come se fosse una celebrità della letteratura: l'unica cosa che le manca è leggere il suo nome su un frontespizio in vetrina. Incredibilmente, l'editore Théo Gilbright (Sam Neill), a caccia di nuovi talenti, la contatta dimostrandosi interessato al suo stile e alle sue storie, invitandola a Londra per un colloquio. Qui, con suo enorme sdegno, scopre che l'opera è sì pubblicabile, ma previa qualche piccola modifica, come ad esempio che lo champagne non si stappa con l'apribottiglie. Inorridita dall'eventualità che la realtà non si pieghi alla sua fantasia basata sul nulla, rifiuta questa onta e si dice pronta ad incontrare altri fantomatici editori, interessatissimi alla sua opera. La reazione convince Théo, che la invita a cena per presentare il nuovo fenomeno letterario alla moglie Hermione (Charlotte Rampling) che, immune dalla seduzione della farsa e dall'affettazione, immediatamente ne riconosce la pochezza di mezzi e l'estrema dozzinalità.


Il primo libro è un successo strepitoso, e il nome di Angel Derevell passa di bocca in bocca, di vetrina in vetrina, di giornale in giornale, godendo persino di un adattamento teatrale e di numerosi altri seguiti letterari che, puntualmente, incontrano il favore ed il plauso del pubblico. Tutti quelli che la schernivano e ne deridevano le ambizioni, adesso fanno la fila per acquistare la sua ultima opera ed ammirarla mentre si reca alle feste più esclusive, dolendosi per non averne riconosciuto immediatamente l'enorme valore letterario. Durante un evento mondano, Angel riceve gli omaggi di Nora Howe-Nevinson (Lucy Russel) sua devotissima e fervente ammiratrice, nonché sorella di Esmé (Michael Fassbender) tenebroso e sfrontato pittore d'avanguardia. Immediatamente sedotta da quest'uomo che non subisce il suo fascino, Angel decide di ingraziarsi ancor di più la donna, se questo è mai possibile, accettandone i servigi per poter conquistare il cuore del fratello. E così, tra un turbinio di abiti lussuosi, la morte della madre che la strazia ma sempre senza rovinarne acconciatura, ciglia, toeletta e l'acquisto della tanto agognata Villa Paradise (dopo che i proprietari sono caduti in disgrazia), Angel sfida le convenzioni chiedendo ad Esmé di sposarla, così da permetterle di realizzare i di lui sogni artistici come lei ha realizzato i propri. Scoprirà che non tutti i desideri esauditi portano alla felicità. Anzi.

Angel. La vita, il romanzo è il pretenzioso e primo film in inglese di Francois Ozon, un evidente omaggio ad un certo genere melò della Hollywood più divistica e leggendaria. Lo si evince dalle inquadrature, dall'enorme estetica esibita, dai colori accesissimi e dal volutamente posticcio giocare con gli sfondi delle più celebri città e luoghi del tempo. Il riferimento, spesso evocato sia dal regista che dalla protagonista, è evidentemente Scarlett O'Hara, una donna che genera i sentimenti più ambivalenti, suscitando un'attrazione irresistibile unita al fastidio per i continui vezzi e capricci. Purtroppo la seppur bravina Romola Garai non ha le capacità recitative e la potente ed assoluta bellezza di Vivien Leigh, per cui delle occhiate e del fiero cipiglio (special guest sopracciglio continuamente arcuato di quest'ultima) rimane una pallida e scialba eco, data da un occhio più chiuso dell'altro, rimandante piuttosto che alla leggendaria eroina di Via col vento, ad una Paris Hilton di ultima generazione.

La storia, tratta dall'omonimo libro del 1957 della scrittrice Elisabeth Taylor (attenzione, non l'attrice, è un semplice caso di omonimia) ed ispirato alla vera vita della scrittrice Marie Corelli, ha tutti gli ingredienti tipici del genere: amore straziante, dramma dietro l'angolo, uno sguardo tra l'incantato ed il cinico sulle miserie del mondo e del genere umano, ma non convince del tutto. Tranne che per un breve istante: quando Angel capisce non solo di non essere mai riuscita ad essere Angelica, la cui quasi omonimia a questo punto appare non solo casuale ma anche tragica, ma che di fatto questa ha ottenuto ciò che lei non ha avuto nemmeno la capacità di desiderare. Il film vorrebbe celebrare, per dirla alla Nietzsche, il cambiare ciò che fu in ciò che si desiderava fosse. Ma tutto rimane rarefatto, poco approfondito ed emozionante. La vicenda umana di Angel ti tocca un po' come i suoi libri: quando hai chiuso l'ultima pagina, in questo caso hai visto l'ultima scena, l'hai già dimenticata.

 
 
 
 
 
 
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