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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

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  • 4/5
  • valutazione
  • Un film onirico e grottesco, forse un po' sconclusionato ma trascinante. Tim Roth è superlativo anche con una recitazione minimale come per questo personaggio. Coppola è il solito grande maestro ed è un grande direttore anche quando azzarda.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3/5
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  • Questo film è stato votato da 1 lettore
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Info

Un'altra giovinezza

di Francis Ford Coppola

 
    Dati
  • Titolo originale: Youth Without Youth
  • Soggetto: Mircea Eliade (racconto), Francis Ford Coppola
  • Sceneggiatura: Francis Ford Coppola
  • Genere: Drammatico - Melodramma
  • Durata: 121 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2007
  • Produzione: American Zoetrope, BIM Distribuzione, Bavaria Atelier GmbH, Pricel
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 26 10 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Il favoloso mondo di Francis

di Stefania Cappellini

Un'altra giovinezza segna il ritorno al cinema di Francis Ford Coppola dopo quasi dieci anni di meritato (e scelto) riposo. Infatti ha trascorso questo periodo dedicandosi ai suoi vigneti e ha visto sua figlia muovere i primi passi da regista dopo che lui stesso l'aveva spinta nel mondo del cinema facendola recitare nel suo Il padrino - Parte III del 1990. Coppola sceglie di tornare dietro la cinepresa e lo fa affidando il suo genio alla trasposizione del romanzo dello scrittore rumeno Mircea Eliade Un'altra giovinezza. La storia raccontata è quella dell'anziano Dominic Matei, alter ego dello scrittore e come lui filologo e studioso di lingue antiche e di religioni, che proprio quando crede di non avere più tempo per portare a compimento l'opera della sua vita, nel giorno di Pasqua del 1938 viene colpito da un fulmine. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare non solo sopravvive alla disgrazia, ma sembra trarne nuova linfa tanto che sotto gli occhi stupefatti di un'equipe di una clinica di Bucarest inizia a ringiovanire. Per sfuggire agli interessi sull'eugenetica di un perfido medico nazista è costretto a mettersi in fuga e a dare l'avvio ad una serie di vicissitudini che lo porteranno in giro per un po' di mondo.

Nella parte del medico che assiste alla prodigiosa guarigione di Dominic e che coraggiosamente lo aiuta a scappare c'è Bruno Ganz, che dopo il brutto La caduta, torna dalla parte degli eroi in una suggestiva Bucarest occupata. Non ce ne si può accorgere subito, ma verso la metà del film sono stata colta da un'intuizione, poi confermata nel seguito: è come se la pellicola fosse costruita da blocchi giustapposti, scanditi tematicamente e stilisticamente. La prima parte è costruita come un film storico, con il ritratto di Bucarest occupata e la drammaticità dell'inizio del secondo conflitto mondiale; durante la fuga in Svizzera vira verso il noir, e Ginevra sembra la Vienna de Il terzo uomo e da un momento all'altro ci aspettiamo di veder sbucare Orson Welles, anche se i poteri straordinari acquisiti da Matei ricordano quasi il Dr. Mabuse. Lo scenario e l'atmosfera cambiano e diventano prima film avventuroso e poi melodramma con una citazione esplicita de Il Falcone maltese; infine prima dell'epilogo, anche se per pochi attimi, Coppola suona le corde dell'horror. In base a tutto questo l'impressione è che il regista sia tornato per fare un'opera capitale, come se dopo anni e anni di pausa avesse deciso di mettere sul piatto tutto quanto appreso e amato in quasi cinquant'anni di cinema. Si cala nei film degli anni quaranta anche attraverso l'uso di stilemi propri dell'epoca, per esempio l'ellissi temporale che viene resa con la sequenza dei titoli dei giornali che sfumano l'uno sull'altro e annunciano l'inizio della guerra.

Sono ormai a metà articolo e non ho ancora fatto cenno all'interpretazione di Tim Roth: da manuale, adeguato alla parte e capace di giostrarsi con disinvoltura nella summa di generi di cui sopra. Diventa tutto quello che Coppola vuole, mefistofelico o innamorato, vecchio e solo o eroe. Brava anche Alexandra Maria Lara, che nel film interpreta le due donne amate da Dominic, Veronica e Laura. Anche lei protagonista de La caduta, viene qui messa alla prova dall'insensatezza del prodigio di cui è vittima: dispersa durante un violento temporale in montagna, al suo ritrovamento parla in sanscrito e crede di essere una donna indiana di molti secoli prima. Certo per il protagonista è amore a prima vista, e proprio nell'ironia di questo incontro e nell'avventura in India che ne consegue, il film sembra quasi passare per le mani di un autore come Wes Anderson. Il finale invece ricorda più da vicino l'anziano protagonista di Toto le héros con la sua incessante voglia di portare a compimento l'obiettivo che si era imposto fin da ragazzo, o meglio per l'ineluttabilità del destino che porta Dominic a non poter aspirare ad altro se non al raggiungimento dell'apice professionale, destinato com'è a dover rinunciare all'amore.

Su questo tema è come se Coppola ritornasse a Dracula e al fatto che la natura del protagonista gli impedisce di amare senza ferire, anche a morte, la propria amata. La stessa cosa accade al professore di Un'altra giovinezza che si trova davanti a un dilemma tragico. Ma le incursioni nel profondo e, si potrebbe dire, nel mondo dell'inconscio, sono fin troppo esplicite se si pensa che Dominic, almeno da dopo l'incidente del fulmine, e quindi da quando inizia la storia raccontata nel film, ingaggia un dialogo a volte molto sofferto con il suo alter ego che (guarda un po'!) si manifesta in uno specchio. Senza scomodare Lacan si può senz'altro sottolineare che il tema del doppio è molto sentito da Coppola e che in questo forse maggiormente il personaggio di Tim Roth somiglia a quello interpretato da Gary Oldman in Dracula: non solo è consapevole che non può soddisfare entrambe le sue anime, ovvero quella che anela alla perfezione del suo libro e quella che ama una donna, ma scopre anche con amarezza che pur rinunciando all'amore "per amore" in qualche modo si allontana anche dal raggiungimento della meta professionale che si era prefisso.

La sofferenza più profonda alla fine sta nel titolo americano del film Youth without youth che allude ad una ritrovata gioventù solo apparente e del tutto priva, ormai, della scanzonatezza e delle speranze che la stessa dovrebbe portare con sé. Al di là di tutti i riferimenti cinematografici e dei modelli che propone, non posso fare a meno di pensare che l'atmosfera più precisa che il film restituisce è quella del libro di Elias Canetti Auto da fé. Il protagonista del romanzo, Peter Kien, è un sinologo che possiede una sterminata biblioteca e che dopo uno sfortunato incontro lascia la sua città per recarsi a Vienna. È nei toni drammatici e grotteschi che il film ricorda maggiormente il libro: perché la storia che Eliade concepì e che Coppola ci racconta adesso è ovviamente una storia fantastica, ma non per questo slegata dalla realtà, anzi carica di metafore e talvolta di denuncia nei confronti del periodo di cui racconta, soprattutto per quel che riguarda l'avvento del nazismo.

Da segnalare la piccola parte della receptionist in cui troviamo Anamaria Marinca cioè la Otilia del bel 4 settimane, 3 mesi, due giorni grazie al quale l'attrice rumena in un solo anno è passata dalla Palma d'oro di Cannes a recitare per un maestro come Coppola. Il regista ha raccontato nelle sue interviste che si è autofinanziato per girare il film per non subire le pressioni delle grandi case di produzione, e proprio per questo forse si è permesso di calcare così tanto la mano sul piano della fantasia e della sperimentazione: non perché si tratti di un'opera particolarmente ardita, quanto piuttosto per il fatto di attraversare generi e atmosfere diversi per il gusto di scandagliare in due ore la complessità della vita di Dominic e della storia del cinema, arrivando così a costruire un film interessante e avvincente ma certo non omogeneo. Forse alla fine della visione verrà voglia anche a voi, come a me è successo, di regalare una quarta metaforica rosa rossa al protagonista.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
Sara Troilo
Sara Troilo
  • indirizzo IP 213.140.11.139
  • data e ora Martedì 04 Dicembre 2007 [22:55]
  • commento A tratti molto affascinante, ma non mi ha per niente convinto il ritorno di Coppola ahimè :(
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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