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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Trama

La storia dell'amicizia tra una bambina e una volpe.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • L'uomo distrugge tutto ciò che tocca, anche l'amore.
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Info

La volpe e la bambina

di Luc Jacquet

 
    Dati
  • Titolo originale: Le renard et l'enfant
  • Soggetto: Luc Jacquet, Eric Rognard
  • Sceneggiatura: Luc Jacquet, Eric Rognard
  • Genere: Drammatico - Fiabesco
  • Durata: 92 min.
     
  • Nazionalità: Francia
  • Anno: 2008
  • Produzione: Bonne Pioche Productions, France 3 Cinéma
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 21 03 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Quando gli animali sono meglio degli uomini

di Elena De Dominicis

ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!

Il premio oscar Luc Jacquet torna a parlarci di un'avventura ambientata nella natura. Questa volta, a differenza del film dedicato ai pinguini, gli elementi di fiction sono notevoli. Non c'è solo il "taglio" documentaristico, molto pregiato e notevole, ma è stata creata una vera e propria storia, utilizzando volpi addomesticate, alcune anche molto anziane. La volpe protagonista è Titus (nome vero dell'animale utilizzato anche per il film) e ha 12 anni, età longeva per un animale di questo tipo che generalmente ha un'aspettativa di vita, nel suo ambiente naturale, di massimo 4-5 anni. Nella fiction, che effettivamente appare un po' troppo stucchevole e leziosa in certi momenti, viene raccontata, in maniera fedele ai clichè della favola, la vicenda di questa bambina che incontrando una volpe decide di addomesticarla. La bambina impiega molto tempo per stabilire un contatto concreto con la volpe e nella sua ricerca, nell'intento cioè di piegarla ai suoi voleri, la ragazzina vivrà il passaggio dall' età infantile all' età adulta.

Il regista ci trae in inganno utilizzando l'iconografia tipica legata a questo tipo di racconto, mettendo in scena la simbologia ben conosciuta fin dai tempi della Biancaneve disneyana: la ragazzina persa nella foresta di notte, circondata da animali che di giorno risulterebbero buffi e simpatici, da alberi che con la luce della luna assumono forme misteriose e minacciose fino a quando non le compare un maestoso cervo davanti. La bimba vince le sue paure ma non è in questa occasione che diventerà grande. Riesce nel suo intento però: all' inizio la volpe si lascia seguire, poi si lascia toccare e quando vede che la sua amica umana la difende e la protegge, allora le fa una grande concessione: portarla dove tiene nascosti i suoi cuccioli. E' lei che viene adottata dal piccolo branco che ormai si fida di lei. Il rapporto tra la volpe e la bambina è quasi simbiotico: la volpe è gelosa quando la vede accarezzare il suo cane in lontananza e risponde al suono del flauto che la piccola si è costruita, stabilendo un contatto tra homo sapiens e canide. Jacquet torna spesso su questo punto: la bambina stessa si rende conto, all'inizio del film, che sa leggere, scrivere e contare ma non sa individuare le tracce di una volpe. Creandosi un flauto la protagonista crea un medium ulteriore tra se stessa e l'animale, qualcosa che sottolinea l'unicità del rapporto che si salda maggiormente al suono della musica. Quasi a voler significare che l'uomo è superiore all'animale in quanto è in grado di inventare e creare cose che gli animali non potranno invece mai fare e che può addirittura dar vita a un legame saldissimo grazie anche alla propria abilità intellettiva.

La storia va avanti fino a quando ci si avvicina all'epilogo : la bambina gioca con la volpe come se fosse una sua coetanea, non rendendosi conto che la spaventa e che non può piegarla al suo volere. La volpe le lancia un messaggio ma la bimba è testarda e non vuole capire. Arriverà il momento in cui la ragazzina tradirà involontariamente la volpe, facendola entrare in casa sua. La volpe fiduciosa la segue fino in camera sua. Ma la piccola ha la malaugurata idea di chiudere la porta, la volpe si sente in trappola, si agita, l'amica urla, si spaventano tutte e due e succede l'irreparabile: Titus si lancia dalla finestra e finisce a terra ferita e sanguinante. La fanciulla la riporta alla sua tana dove i suoi cuccioli cercano di confortarla e di farla rinvenire togliendole il fazzoletto che le era stato messo come collare. La ragazzina è costernata e riprende la strada di casa con in mano il pezzo di stoffa sanguinante. Ma Titus non è morta, per fortuna, e la segue, la guarda e guardandola la giudica: questa volta non la perdona e non si farà mai più toccare. Si farà rivedere ogni tanto e qualche volta risponderà in lontananza al suono del flauto, finchè la bambina non la sentirà più. Con questa scena madre avviene il passaggio all'età adulta della bambina che, attraverso la perdita per mano propria e in modo sconsiderato di un grande amore, ritroveremo donna nella sua camera a raccontare questa storia magnifica al proprio bambino. Il regista ci vuol trasmettere un messaggio chiaro: l'amore è libertà e rispetto delle esigenze di chi amiamo, l'uomo, proprio perché intelligente, ha più responsabilità nei confronti della natura e se distorce e piega il volere di chi ha di fronte gli fa solo del male, facendone anche a se stesso.

La protagonista umana ha peccato di insolenza nei confronti dell' animale, è stata possessiva ma se l'avesse lasciata libera, se non l'avesse forzata, se fosse stata in ascolto per davvero, avrebbe vissuto il suo amore fino alla fine permettendo alla volpe di non soffrire, capendo che quello che era successo era qualcosa di unico e irripetibile e che le era stato concesso da Titus per sua propria volontà non perché lo avesse deciso la piccola. La volpe, pur non sapendo né leggere, né scrivere, né contare, pur non sapendo costruirsi un flauto, le ha offerto la più grande lezione di vita che lei potesse immaginare. Così come un animale domestico quando abbandonato non ha scampo, proprio perché dipende da noi in tutto, altrettanto un animale nato e vissuto libero non può vivere costretto. Ma non solo: questo film insegna una cosa importantissima: che non è vero che gli animali ci amano incondizionatamente, le condizioni che pongono invece sono inderogabili, il loro amore è molto semplice e molto intenso, privo di sovrastrutture, ma se li tradiamo non ci verrà data un'altra possibilità. Perché l'animale non può permettersi di cadere in trappola due volte. E lo stesso vale per l'ambiente. Sembra quasi che Jacquet abbia eletto la volpe ad ambasciatrice di tutta quella natura che può solo essere abbrutita, demolita, oltraggiata e offesa dall'uomo senza potersi esprimere. Fino a quando non ci renderemo conto che noi stessi siamo natura e che la nostra intelligenza deve servire per salvaguardarla e non per annientarla. L'amore come metafora della natura: per viverlo pienamente va ascoltato, rispettato, capito e curato.

Una storia commovente realizzata in maniera commerciale, studiata a tavolino, ma messa in scena con grande perizia sia documentaristica che cinematografica. Pregevoli le scene di inseguimento tra la lince e la volpe, editate però con montaggio narrativo in modo da trasmettere il senso di paura della preda e le intenzioni del predatore. Da segnalare anche l'uso della macchina digitale per rendere ancora più reali alcune scene di fuga. Difficilissimo è stato lavorare con le volpi, sono state utilizzate alcune volpi addomesticate ed allevate da una famiglia che le aveva nutrite col biberon. Animali imprevedibili e difficilissimi da gestire pare però che si siano molto divertite sul set e che la troupe abbia fatto in modo da far sembrare loro come se fosse stato tutto un gioco. Alcune più giovani, altre più anziane, queste ultime sono state impiegate soprattutto per le scene con la bambina che, pur non avendo nessuna esperienza di vita in campagna o di animali, ha comunque familiarizzato subito, con Titus in particolare. Ovviamente sono state utilizzate anche volpi finte. Il film è stato parzialmente girato nel Parco Nazionale d'Abruzzo.

 
 
 
 
 
 
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