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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Virginia. Alcune ragazze scompaiono. Un prete suggerisce che potrebbe trattarsi di esperimenti medici. Arrivano Mulder e Scully. I want to believe.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • Adatto per far sanguinare i cuori dei fan della serie. Levate le tastiere a Carter e Spotnitz!
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Il voto dei lettori

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Info

X-FILES Voglio crederci

di Chris Carter

 
    Dati
  • Titolo originale: X-FILES
  • Soggetto: Chris Carter, Frank Spotnitz
  • Sceneggiatura: Chris Carter, Frank Spotnitz
  • Genere: Azione - Sci-fi
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: USA, Canada
  • Anno: 2008
  • Produzione: Ten Thirteen Productions, Twentieth Century-Fox Film Corporation
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 05 09 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Devo crederci?

di Sara Troilo

Inizialmente pensato come film da distribuire nelle sale alla conclusione dell'ultima serie del telefilm X-Files, quindi nel 2002, esce soltanto nel 2008 questo X-Files - Voglio crederci e tralascia qualsiasi riferimento alla mitologia della serie televisiva. Fuorviante già a partire dal titolo che promette alieni e cospirazioni dal momento che il motto "I want to believe" campeggiava nell'ufficio di Mulder sotto alla fotografia di un UFO, il film è invece una sorta di predicozzo raffazzonato che di mitologico non ha niente se non la noia e le lacrime di Scully, quelle sì ormai diventate leggenda a partire dalle ultime due serie del telefilm dove il personaggio piangeva sino allo sfinimento dei telespettatori. Unico merito di questo film è l'incipit che si sostiene su un montaggio parallelo di due eventi che non sono avvenuti in contemporanea: il rapimento dell'agente dell'FBI Monica Banan e la prima ricerca della donna che vede impegnato un grande quantitivo di federali schierati dietro niente di meno che a un medium, nelle neve gelida e candida. Il montaggio è concitato, ma gli eventi sono comprensibili e la regia riesce nell'intento di gettare lo spettatore nell'azione sin dall'inizio.


Per ritrovare la collega, l'agente speciale Dakota Whitney (Amanda Peet) decide di ingaggiare Fox Mulder (David Duchovny) e per trovarlo manda un agente da Scully (Gillian Anderson) che lavora come medico presso un ospedale cattolico dal nome azzeccato: Nostra signora del dolore. Scully va subito a parlare con Mulder che vive in una casetta isolata non lontana: l'uomo è ricoperto di barba e intento a ritagliare articoli sul paranormale dai quotidiani, ritagli di cui le pareti di casa sono coperte e che fanno compagnia all'immancabile foto di Samantha, la sorella rapita e dal succitato poster "I want to believe". Il duo si ricompone, Mulder accetta di aiutare l'FBI passando sopra al rancore che nutre nei confronti dei vertici di tale organizzazione, ma a condizione che Scully lo segua in questo caso, cosa che la donna in un primo momento accetta di fare. Una volta a Washington il quadro si chiarisce, l'agente Whitney ha studiato il fascicolo di Mulder e l'ha assoldato perchè non si sente in grado di maneggiare il medium con cui stanno collaborando, un'ultima e discutibile carta impiegata nella ricerca della collega Monica Banan. Il medium, un uomo anziano dai capelli lunghi è un prete cattolico che "ha infilzato" (sono parole di Scully) ben 37 ragazzini durante la sua onorata carriera e che adesso vive presso un complesso di autoreclusione per reati sessuali. La qual cosa viene spiegata come una sorta di martirio autoinflitto, come se la galera normale invece fosse una passeggiata, soprattutto per i pedofili e gli stupratori. E già qui c'è qualcosa che davvero non torna.


Le ricerche continuano, la formula Mulder credulone contro tutti gli scettici si ripropone di nuovo, ma Scully si chiama fuori, la cattolica Scully con il crocifisso d'ordinanza al collo che ha ormai affrancato se stessa dall'affiancare il collega (ora amante) si dedica al lavoro dei suoi sogni: la carriera di medico. La donna sta seguendo un bambino affetto da una sindrome che lo sta uccidendo e per il quale vorrebbe tentare la via delle cellule staminali, ovviamente i vertici dell'ospedale (che sono preti) la osteggiano e la invitano caldamente a far morire il bambino piuttosto che utilizzare le peccaminose staminali. Scully però non si fa intimidire, fa una bella ricerca su Google e tanta la cura: qui la coppia Spotnitz - Carter avrebbe potuto dedicare qualche minuto in più alla sceneggiatura e avrebbe evitato il ridicolo. Nello stesso tempo l'egocentrico Mulder si sbarba e si dedica alla ricerca dell'agente e delle altre donne scomparse pensando ancora una volta alla propria sorella, aiutato dal pedofilo prete auoterecluso (ma pentito) a cui crede soltanto lui.


X-Files - Voglio crederci è una puntata dilatata della serie tv, una di quelle che gli americani definiscono monster of the week per distinguerle da quelle mitologiche che riguardano gli alieni, i supersoldati e quant'altro, ma è anche la strada per Carter di prendere le distanze dal telefilm o, meglio, per dimostrare che i personaggi sono cresciuti e che di acqua sotto ai ponti ne è passata parecchia. Probabilmente il punto di partenza è giusto, inutile strascicare un evento mediatico per quanto di ernome successo e apprezzabilissimo, per tutta una vita. Il primo episodio di X-Files è datato 1993, sono trascorsi quasi dieci anni tra il primo e l'ultimo episodio della serie e poi ne sono passati altri sei tra la serie e questo film. Far finta di niente è inutile, ma anche questa operazione a metà non è che sia tanto utile. Il restyling dei personaggi è solo parziale, Scully vive di vita autonoma finalmente, ma Mulder è pressochè identico e anche un po' triste sempre con la fissa della sorella e inabile a diffidare di qualsiasi ciarlatano incontri.


Il fatto è che la fede del titolo è religiosa ed equivale a un dovere più che a un rispettabilissimo percorso interiore di ricerca di Dio e ciò crea qualche problema. Prima di tutto attribuire un significato religioso al titolo è pari a demolire la serie televisiva intera (eccezion fatta per le ultime due stagioni che non hanno bisogno di essere demolite perchè non esistono quasi), perchè la via d'uscita a complotti interstellari non può essere appiattire qualsiasi credenza a quella religiosa in modo da renderla impossibile da dimostrare e mettersi l'anima in pace. Mulder costruisce l'intera esistenza sulla ricerca della sorella e sulla ricerca della prova dell'esistenza degli alieni, prova raccolta in abbondanza, per altro. Scully ha sempre avuto l'inclinazione cattolica che a un certo punto ripudia, ma che riprende di prepotenza quando diventa madre (del figlio di Mulder) e cioè quando ha inizio la matamorfosi in Scully-nostra signora delle lacrime. Ora i due si barcamenano in un rapporto amoroso impossibile da realizzare in pieno a causa delle divergenze, ma entrambi vogliono credere in qualcosa: Scully in Dio e Mulder più o meno in tutto il resto e ciò pone le basi della loro rinnovata relazione. Probabilmente il buco di sceneggiatura si risolve in una specie di dogma per definizione indimostrabile, ma allora Chris Carter avrebbe dovuto intitolare il film X-Files - Tutti devono credere in Dio e già che ci sono anche in Chris Carter. Tanto più che la sceneggiatura sciatta rende impossibile capire il punto di vista di Scully che da credente si scontra con il mondo dei prelati sia sul lavoro che da un punto di vista morale, ma invece di affrontare il problema e salvare la propria fede per motivi più alti, si dibatte in questioni di lana caprina come il tentativo di attribuire un significato alla frase del pedofilo prete autorinchiuso: "Non si arrenda mai", frase quanto mai vaga e degna di una Rosemary Altea qualsiasi.


Questo film è una trappola che adesca i fan della serie televisiva con la succulenta promessa di un ritorno dei due mitici agenti dei casi irrisolti per poi tediarli con sconnessi discorsi di fede teologica e ancor più sconnessi discorsi sulla redenzione dei preti pedofili. La coppia Carter - Spotnitz aveva già dimostrato in chiusura di serie di non avere più nulla da dire e in questo film riesce solo a ribadirlo con forza.  E la mitica sigla che accompagna la foto di Bush e quella di J. Edgar Hoover nella sede dell'FBI non è sufficiente a lenire il dolore dei fan.

 
 
 
 
 
 
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