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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Dalla trilogia che ha ammaliato milioni di lettrici e lettori in tutto il mondo ecco il secondo capitolo, quello che svela molti dei segreti di Lisbeth Salander. Stesso cast del primo capitolo.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Manca il sostrato di denuncia? Manca Larsson.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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Info

La ragazza che giocava con il fuoco

di Daniel Alfredson

 
    Dati
  • Titolo originale: Flickan som lekte med elden
  • Soggetto: Stieg Larsson (romanzo omonimo, secondo libro della trilogia di Millennium)
  • Sceneggiatura: Jonas Frykberg
  • Genere: Azione - Thriller
  • Durata: 129 min.
     
  • Nazionalità: Svezia
  • Anno: 2009
  • Produzione: Nordisk Film, Sveriges Television, Yellow Bird Films, ZDF Enterprises
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 25 09 2009
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Risvolto sociale ci mancherai di brutto

di Sara Troilo

 

Lisbeth è tornata. La nostra hacker preferita è tornata per raccontarci, suo malgrado, gran parte della sua vita segnata da traumi indelebili, povera Lisbeth. Il secondo capitolo della Millennium Trilogy, il romanzo La ragazza che giocava con il fuoco, è per le lettrici e i lettori innamorati dell'hacker svedese di certo la parte migliore, dal momento che svela molti segreti della Salander dandoci anche modo di congratularci con noi stessi per esserci innamorati di lei. Ad una settimana di distanza rispetto all'uscita in patria, ecco sugli schermi italiani La ragazza che giocava con il fuoco che si apre con un'inquadratura del famoso tatuaggio raffigurante un enorme drago che Lisbeth ha sulla schiena. Nessuna traccia dell'amante ragazzino con cui inizia il secondo libro, peccato.


Questa volta l'eroe senza macchia e senza paura Mikael Blomkvist si imbatte in un efferato duplice omicidio a danno di un nuovo collaboratore di Millennium e della sua compagna, entrambi impegnati in un'indagine sul trafficking. La polizia imputa gli omicidi a Lisbeth Salander che diventa la ricercata numero uno di Svezia, soltanto Mikael non crede nemmeno per un istante alla colpevolezza della ragazza. A partire da questa vicenda si dipanano l'indagine poliziesca e quella giornalistica di cui solo la seconda arriverà alla verità partendo dall'assunto che "Non esistono innocenti, esistono solo gradi diversi di responsabilità. E qualcuno aveva delle responsabilità nei confronti di Lisbeth Salander ". Quella che si scopre è una storia di abusi, soprusi, collusioni con le più alte cariche dello stato e della polizia, sia nella vicenda personale di Lisbeth che in quella del trafficking. Ancora una volta le donne pagano le conseguenze delle smanie, delle perversioni e del desiderio di potere maschili, e vengono dimenticate, messe a tacere, escluse dalla società, private di credibilità e della libertà stessa. Nel romanzo gran parte della narrazione era occupata da digressioni sul ruolo della Sapo, i servizi di sicurezza svedesi, e sul fenomeno della tratta delle schiave del sesso deportate dall'ex URSS, imprigionate e uccise quando necessario senza che nessuno alzi mai la voce in proposito. Il risvolto sociale da cui i romanzi di Stieg Larsson traggono linfa vitale, come ci indica la stessa biografia dell'autore, viene estromesso dal film a danno della storia stessa che, trattata come un thriller qualunque, perde fascino e anche significato.


Lisbeth Salander non è solo una perseguitata particolarmente sfortunata, ma una donna che si è messa contro il potere (connotato al maschile persino in Svezia) già da ragazzina. Un'outsider anarchica a cui la vita ha insegnato a non fidarsi di nessuno, a non parlare con nessuno, a diventare monade con ampie nozioni di pugilato. Emblema di autodifesa femminile, di autonomia, di coraggio che nascono dal terrore, paradigma del trauma, ma anche del superamento di questo, l'unico uomo, ma direi meglio l'unica persona, in grado di comprenderla è Mikael che si schiera sempre dalla parte di chi subisce violenza dai poteri forti e dalla parte delle donne. Dubito che la complessità dei personaggi del romanzo possa emergere da questo secondo capitolo della trilogia che avanza piatto, concentrando tutti gli sforzi sull'azione e sulla trama gialla. Ma cosa resta di Larsson quando hai dimenticato l'ingrediente fondamentale? La denuncia sociale è ciò che muove il protagonista, la vendetta personale che diventa rivendicazione ad ampio spettro (come gli antibiotici) è il movente di Lisbeth che mai si ferma al torto subito, ma lo allarga alla difesa di chi potrebbe subire il suo stesso torto se lei non interviene.


La stessa Noomi Rapace che nel primo episodio dà vita ad una Salander in grado di convincere tutti, stavolta cammina avanti e indietro nel solco dell'interpretazione che ci ha regalato in Uomini che odiano le donne, senza però evolversi. Michael Nyqvist invece mantiene la parte proponendoci lo stesso Mikael Blomkvist del primo film che, al di là del fatto che non ha incarnato i sogni romantici di molte lettrici, ci era piaciuto. Erika Berger (Lena Endre) continua a non emettere il minimo fluido ammaliante a differenza del personaggio del romanzo, ma ciò che più lascia perplessi è il fatto che i poliziotti cattivi nel film quasi non esistono, mentre nel libro erano una presenza molto forte. Grande e meritevole protagonista è Stoccolma che grazie alla fama di Larsson sta vivendo un periodo d'oro in quanto ad affluenza di turisti. Bella giocata, ente del turismo.


Questo secondo e attesissimo episodio fa un passo indietro rispetto al primo che già privava il romanzo della componente di denuncia sociale. Si attesta su un thriller medio con due protagonisti sui generis. Il film La ragazza che giocava con il fuoco sbaglia mira, cosa che a Lisbeth non potrebbe succedere.

 
 
 
 
 
 
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