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del 24 03 2007

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Premio Limina 2007

Riceviamo e pubblichiamo:

UDINE, ASSEGNATI I PREMI LIMINA PER IL MIGLIOR LIBRO DI CINEMA ITALIANO ED INTERNAZIONALE DEL 2006

VINCE PIETRO INGRAO CON

"MI SONO MOLTO DIVERTITO"

Udine, 22 marzo 2007

Sono stati assegnati questa mattina a Udine, nell'ambito del convegno di studi "Le età del cinema", i  Premi Limina-Carnica, organizzati sotto l'egida della CUC - Consulta Universitaria del Cinema, l'Associazione che riunisce i docenti di cinema delle università italiane. 

Il premio per il miglior libro di cinema italiano (attribuito nel 2006 a Gianni Amelio per "Il vizio del cinema") "è andato a PIETRO INGRAO per "Mi sono molto divertito. Scritti sul cinema (1936-2003)", Centro Sperimentale di Cinematografia.

Questa la motivazione: "Per il grande contributo alla cultura italiana, di cui il cinema è il primo ed essenziale gradino. I testi di Ingrao, uniti in questa silloge ricca e coerente, mostrano una scrittura raffinata, letteraria, profonda e articolata. Il volume è inoltre impreziosito dall'imprescindibile trattamento della novella verghiana 'Jeli il pastore', momento di aggregazione estetica, culturale e politica centrale nella storia del cinema italiano. Un libro che mancava nella storia della critica, del rapporto tra intellettuali e cinema in Italia, e nel contesto più ampio della nostra società moderna, del quale dobbiamo rendere grazie al suo attento ispiratore e curatore".

Il premio per il miglior libro di cinema internazionale è stato attribuito al britannico Thomas Elsaesser per "European Cinema. Face to Face with Hollywood" (Amsterdam UP, 2005); "raccogliendo i saggi già pubblicati e contrapponendoli con i testi recentemente scritti, il libro riesce a delineare la storia dello studio del cinema europeo durante gli ultimi 30 anni e al tempo stesso ritrae anche i profili di ricerca futura sulla pellicola e sui mezzi in Europa. Un libro necessario per chiunque sia interessato alle edizioni storiche e teoriche del cinematografo europeo".

Il Premio Limina Speciale 2007 per la migliore iniziativa editoriale è andato a Giorgio Tinazzi, Marsilio/Ejzenstejn, con riferimento all'attività  di direttore della collana "Saggi cinema" della Marsilio editori; il Premio Limina per la miglior traduzione di libri di cinema 2006 è per Jean-Louis Schefer, "L'uomo comune del cinema", Quodlibet, Macerata.

I migliori libri di teoria o ricerca storiografica sono stati, per i giurati del Limina,

--"Scritture della visione. Percorsi nel cinema muto" (Kaplan, Torino, 2006) di Giulia Carluccio. Il volume muove da una prospettiva: lo studio delle forme della rappresentazione nel cinema muto, e delle loro problematiche fondative. L'emersione di figure caratteristiche del cinema, il mutamento di paradigmi della cultura cinematografica, la definizione di specifici regimi di scrittura sono alcune delle linee animatrici della acuta riflessione della studiosa. Ne emerge un quadro di grande valore e altrettanta passione;

--"L'impressione del film. Contributi per una storia culturale del cinema italiano" (V & P, Milano) di Elena Mosconi, il cui contributo è il frutto di un percorso pluriennale di ricerca, dedicato alla costituzione e stabilizzazione dell'istituzione cinematografica italiana. Attraverso una pluralità di interrogazioni rivolte alla storia del cinema nazionale nei suoi primi cinquant'anni, la studiosa mette alla prova metodologie e oggetti differenti, per tracciare il profilo di una specificità culturale e mediale;

--"Fisiologia dell'immagine" (Lindau, Torino) di Stefania Parigi: Zavattini a volte è stato condannato allo stereotipo del geniale teorizzatore del neorealismo. Ora viene sottratto da Stefania Parigi alla claustrofobia del clichè storiografico e restituito al dinamismo di un pensiero coerente. Frutto di una paziente e decennale ricerca fondata su materiali originali e sulla indagine archivistica, il volume insegue il pensiero di Zavattini lungo tutto il novecento. Alla base del lavoro un'ipotesi interpretativa personale che colloca la proposta di Za in un ampio scenario teorico, e insegue, con una prosa brillante e appassionata, le trame di un discorso che sembra avere ancora molte verità da svelare.

Pietro Ingrao, nato a Lenola, in provincia di Latina, nel 1915, tra il '34 e il '35 ha frequentato a Roma il Centro Sperimentale di Cinematografia come allievo regista. Negli anni prima della guerra si laurea in Giurisprudenza e Lettere e Filosofia all'Università di Roma, dove entra in contatto con altri studenti antifascisti e, tramite questi, con l'organizzazione clandestina del PCI.  Lavora all'edizione clandestina dell'Unità di Milano. Nel '47 è nominato direttore dell'Unità, incarico che ricoprirà fino al '56. Nel '48 entra nel comitato centrale del PCI e viene eletto deputato per la prima volta: sarà rieletto per dieci legislature consecutive fin quando, nel '92, chiederà di non essere ricandidato.

Nel 1998 fonda con Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Valentino Parlato, Fausto Bertinotti e Lucio Magri La rivista del Manifesto. 

Tra i suoi numerosi saggi di politica "Masse e Potere" (1977), "Crisi e terza via" (1979) e un'autobiografia in collaborazione con Nicola Tranfaglia (1990). Ha pubblicato le raccolte di poesia "Il dubbio dei vincitori" (1986), "L'alta febbre del fare" (1994), "Sul calar della sera" (2000). 

"Mi sono molto divertito" raccoglie 70 anni di scritti sul cinema. È un volume di 175 pagine curato da Sergio Toffetti e pubblicato dal Centro sperimentale di cinematografia, scuola che lo stesso Ingrao frequentò. Il libro contiene sì i numerosi interventi sul cinema scritti da Ingrao in un arco di tempo lungo quanto una vita; ma comprende anche uno scritto «per» il cinema, il trattamento della novella di Verga "Jeli il pastore" che scrisse per Luchino Visconti durante la guerra. Era un momento importante della storia del nostro cinema: la nascita del Gruppo Cinema, composto dai giovani intellettuali che si raccoglievano intorno alla rivista Cinema fondata nel '36 da Vittorio Mussolini. Ingrao, dopo aver studiato il mondo contadino attraverso lo sguardo di Verga, diventerà definitivamente comunista e farà il percorso politico, intellettuale ed esistenziale ben noto. Ed è affascinante vedere come il cinema sia stato un elemento formativo fondamentale per un leader politico unico.

 
 
 
 
 
 
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