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del 23 05 2006

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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News

LindauCinema presenta "Il dialogo"

Riceviamo e pubblichiamo:

 

LindauCinema

presenta
Il dialogo
dal testo scritto alla voce messa in scena
di
Claire Vassé

Collana «Strumenti - Cahiers du cinéma» / ISBN 88-7180-583-6 / pagg. 96 /  Euro 12,80 /

Più di settanta fotogrammi e fotografie di scena
---
Traduzione di Elga Mugellini

dal 19 maggio in libreria



>non c'è sceneggiatura senza dialogo
>un male utile e necessario
>tutti i poteri della parola




Con l'avvento del sonoro, il cinema viene battezzato «cinema parlato».

Ciò esprime l'importanza che vi assumerà il dialogo, sotto forma di conversazioni, monologhi, parole cantate, commenti fuori campo… Evolvendo attraverso le epoche, i generi, i paesi, le estetiche, il dialogo ha ampiamente contribuito all'irruzione della modernità nel cinema degli anni '60.

Questo libro considera il dialogo innanzitutto come testo, incluso nella sceneggiatura del film, e poi come elemento della messa in scena. E si interroga sul suo rapporto con lo spazio, il tempo, i personaggi, la storia raccontati dalle immagini, con gli attori e la loro libertà.

Da Hitchcock a Wong Kar-wai, da Lubitsch a Nanni Moretti, passando attraverso la Nouvelle Vague, Claire Vassé tenta di rispondere a una domanda fondamentale per chiunque studi il cinema e la sua specificità:
come - e perché - si parla in un film?



«Parlare è proprio dell'Uomo ma non del cinema, che è nato muto. Eppure, prima ancora dell'avvento del sonoro, le didascalie aprono una breccia nell'immagine, interrompendone il flusso per introdurvi del testo, spesso dei dialoghi. E quando il cinema diventa parlato, si infrange definitivamente il sogno di un linguaggio universale, di un cinema che sarebbe soltanto più immagine. D'altronde, si chiama «cinema parlato», prova della necessità sentita dai cineasti di far ascoltare conversazioni, scambi verbali, ciò che generalmente si definisce «dialogo». Ma il termine è un po' riduttivo: il cinema fa ascoltare parole che talvolta sono molto lontane da ciò che si intende per «dialogo» nel senso primario del termine. Monologhi, logorree, dialoghi tra sordi o tra bugiardi, commenti fuori campo, parole cantate, prove di abilità davanti alla cinepresa: tutti esempi di forme diverse che assume il dialogo cinematografico. Al contrario, il dialogo può concretizzarsi altrove rispetto alle parole: un gioco di sguardi o una complicità fra persone che talvolta la dice molto più lunga di uno scambio verbale.
In un primo tempo, esamineremo il dialogo in quanto materiale di sceneggiatura che contribuisce alla conduzione del racconto. Il dialogo è utile per trasmettere informazioni, prezioso per dare vita a un personaggio, essenziale per alimentare il dramma, necessario quando si vogliono inserire commenti. Esso presenta potenzialità espressive e risorse formali che variano secondo gli autori, le epoche, i paesi. Il muto senza dubbio considerava il dialogo in modo diverso dal parlato, il cinema francese non gli riserva lo stesso posto che occupa in quello americano e la rottura moderna ha modificato le convenzioni della scrittura cinematografica.
Ma il dialogo al cinema non è soltanto un testo. È un testo inserito in un contesto situazionale, restituito dal sonoro, messo in scena. Come viene filmato un dialogo? Che cosa si vede nell'immagine? Colui che parla, colui che ascolta, né l'uno né l'altro o entrambi? In che cosa il dialogo prende parte alla strutturazione dello spazio, del tempo e dell'azione? Gli attori come si adattano al testo, qual è il loro contributo, la loro parte d'improvvisazione? E il cineasta favorisce o, invece, confonde l'ascolto del dialogo?
Il cinema ha saputo ben presto trarre vantaggio dalla voce che ha acquisito alla fine degli anni '20. Non impedisce che il dialogo rimanga macchiato dal sospetto. Parlare troppo, parlare in modo artificioso, parlare bene… Si ritiene talvolta che il dialogo sia un ripiego e che tocchi all'immagine assumere il potere d'espressione dell'arte cinematografica. Il dialogo, al contempo luogo di rilancio e cattiva coscienza di un'arte nata muta, rimane una scommessa estetica precipua del cinema.»



L'autrice
Claire Vassé fa parte del comitato di redazione del mensile «Positif». Si occupa anche della progettazione di film per una importante casa di produzione parigina.

 
 
 
 
 
 
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