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Popolo & Pipolo

Rubrica del 10 11 2005

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Ricordando Franz

di Giuseppe Moccia

[Terzo numero di Popolo & Pipolo. Questa volta a porre le domande a Giuseppe Moccia troviamo Salvatore, un nostro lettore che ha raccolto volentieri l'invito a partecipare alla rubrica. Continuano ad arrivare in redazione email dei nostri lettori, Pipolo risponderà a tutti, basta avere pazienza.
Vi ricordiamo che potete spedire le vostre domande all'indirizzo pipolo@cineboom.it

Vi lasciamo adesso a questa bella chiacchierata su Franco Castellano, prime donne e scherzi tra attori. ]

 

 

Ho ricevuto una mail dal mio fan Salvatore che, alla fine di una serie di domande, dice testualmente:

"Insomma voglio sapere tutto ciò che non avete mai raccontato. Scusate la catasta di domande, ma quando mi ricapita di farvele? E perdonatemi anche se vi ho dato del "voi" perché sono abituato a leggere il nome di entrambi alla regia."

Mi fa piacere partire proprio da questa ultima frase della lettera di Salvatore. E mi  riferisco anche alle parole aggiunte da Luigi che dicono: "Caro Pipolo, il lettore si rivolge ad un "voi" che comprende anche Castellano, quasi gli riuscisse impossibile immaginarvi divisi.  Ho lasciato le domande in questa forma, a me è sembrata tenera ma se vuoi possiamo cambiarla."
Hai fatto benissimo a lasciarla, caro Luigi e continueremo con questa forma per tutta l' intervista.  Per tanti, tantissimi anni (almeno quarantacinque) gli spettatori hanno letto nei titoli di testa dei nostri film la dicitura: "Scritto da Castellano & Pipolo" oppure, nell'ultima quindicina d'anni che siamo passati alla regia, la scritta: "Un film di Castellano & Pipolo" (sempre con la & commerciale proprio per ribadire il fatto che ci consideravamo degli artigiani della pellicola). Se ci aggiungiamo le infinite trasmissioni televisive da "Studio Uno" a "Canzonissima" con la dicitura "Testi di Castellano & Pipolo"  capisco benissimo che nella memoria di Salvatore sia rimasto inscindibile il nostro binomio.
A volte, anche se ormai sono passati cinque anni da quando mi ha e ci ha salutato, mi sembra addirittura che Franco Castellano ( Franz per gli amici, poiché sosteneva di avere una nonna tedesca) sia ancora vicino a me e, mentre sto inventando una scena o una battuta di un nuovo film o di una fiction, mi immagino come me l'avrebbe riproposta o cambiata lui e come le parole e le battute sarebbero rimbalzate tra di noi fino ad arrivare alla più giusta soluzione finale.  Pensa, Salvatore, che eravamo così affiatati che dirigevamo i nostri film girando un giorno uno e un giorno l'altro. Quando giravo io lui curava la recitazione degli attori e viceversa. Questo permetteva a me, che non ho mai amato alzarmi all'alba, di arrivare (quando era il suo turno) con un po' di ritardo sul set. Se chiedevo a un costumista come mai per l'attrice avesse confezionato un vestito rosso quello, se era in difetto, mi rispondeva: "Me l'ha detto Castellano" ma io potevo tranquillamente affermare che se lo era inventato, perché sapevo perfettamente che quel colore Franz non l'avrebbe mai scelto. E così per tante altre cose. Oltre che colleghi eravamo amici: mio figlio Federico era il suo figlioccio e io sono il padrino di suo figlio Lorenzo.  E tutti e due (poveri noi) abbiamo sempre tifato Lazio e visto tutte le partite (e varie trasferte) insieme. Lui era tedesco e preciso al contrario di me che sono di origini parteneopee e affetto da ritardite congenita. Ogni volta che arrivavo a casa sua in via Petrolini (lavoravamo sempre lì) Franz apriva un quadernetto dove appuntava qualcosa.
I primi tempi pensavo che appuntasse qualche idea o battuta che gli era venuta in mente proprio in quel momento. In realtà segnava tutti i miei minuti di ritardo. Poi, alla fine della settimana, lui partiva per un week end in Germania e io (che rimanevo a Roma) dovevo lavorare un paio d'ore in più per recuperare il tempo perso con quei ritardi.

 

Qualche anno fa, senza rendermene conto, guardavo sempre (e tuttora li guardo ma con meno frequenza) i vostri film. Vorrei conoscere qualche aneddoto riguardante questi film. Ad esempio: C'erano litigi tra i vari attori?

Io penso, caro Salvatore, che tu adesso veda con meno frequenza i nostri film per due motivi: primo perché sono stati sfruttati moltissimo dalle varie televisioni e secondo perché, a furia di vederli, li hai imparati a memoria. Pensa che c'è ancora gente che quando con il motorino prende in pieno una buca grida come il fascista Ugo Tognazzi del nostro Federale: "Buca!" e addirittura "Buca con acqua!" se c'è una pozzanghera.  Oppure qualche ragazzo chiama  ancora gli anziani genitori "matusa" come i suoi coetanei del nostro film La voglia matta.  In quanto ai litigi tra gli attori dei nostri set mi dispiace deluderti perché, non so per quale miracolo, nei nostri film regnava sempre una grande armonia. Ti posso addirittura raccontare (e sembra incredibile) che varie volte un attore (Pozzetto) si preoccupava che un suo collega non stesse sempre di spalle o addirittura che qualche altro attore (Celentano) quando doveva dire una bella battuta ma riteneva che fosse più giusto che quella battuta la dicesse un collega, gliela cedeva.  Questo in generale ma non significa che, durante tanti film, non sia successo qualcosa. Per esempio, durante le riprese di Grand Hotel Excelsior con Adriano Celentano, Carlo Verdone, Diego Abatantuono ed Enrico Montesano, i primi tre attori si erano coalizzati per prendere in giro Montesano il quale, essendo l'ultimo arrivato, soffriva di complessi di inferiorità nei confronti degli altri tre colleghi.  Una volta Adriano, scherzando, lo invitò a pranzare a un tavolo dove era seduto con gli altri due dicendogli "Enrico, vieni qui a mangiare con i big!" e lui ci rimase malissimo. Questo suo complesso di inferiorità divertiva gli altri tre che gli facevano moltissimi scherzi. Una volta, c'era una scena del film (che tu ricorderai benissimo) in cui Montesano, al primo piano dell'albergo, raccoglieva in una cesta tutte le scarpe che i clienti dell'albergo avevano lasciato  davanti alle porte delle stanze affinché venissero pulite. Era una scena che riguardava il solo Enrico e non prevedeva la presenza degli altri tre. Ma Carlo, Diego e Adriano (il film si girava in trasferta, sul lago di Como e loro non avevano altro da fare tutto il giorno) si nascosero dietro le porte e le aprirono sbucando fuori tutti e tre insieme e chiamandolo simultaneamente: "Enrico!" Lui si voltò stupito e i tre lo sommersero con un gigantesco e sonoro pernacchione.
Dopo di che non siamo riusciti a continuare le riprese della scena perché Enrico, offesissimo, era scomparso. Lo trovai io, due ore dopo, asserragliato in una mansarda dell'ultimo piano dell'albergo. Era inferocito e non aveva nessuna intenzione di tornare giù a girare.  E poiché un regista, come gli allenatori delle squadre di calcio, deve mantenere unito lo spogliatoio, lo convinsi che gli altri tre si comportavano così con lui proprio perché gli volevano bene. E che lo trattavano in quel modo solo perché lo consideravano un amico, uno di loro. Molto peggio se lo avessero ignorato. Non so se mi credette completamente, però le mie parole servirono a farlo scendere giù al primo piano per continuare la scena.

 

Per caso, siete stati mai chiamati al posto di un altro regista?

No, non è mai successo, anzi è successo il contrario. Avevamo scritto la sceneggiatura molto divertente, quella del film  Scuola di ladri che dovevamo girare noi ma poi Mario e Vittorio Cecchi Gori anticiparono le riprese del nostro Grandi Magazzini (per motivi contrattuali, dato che nel film c'erano tantissimi attori) e ci chiesero di vendergli la sola sceneggiatura di quel film. Noi non potevamo dirigere Scuola di ladri dato che eravamo impegnati nel film di Natale e poiché a loro mancava il film dell'uscita di primavera, ci dissero che avevano intenzione di farlo girare a Neri Parenti, un regista che aveva iniziato come aiuto del nostro amico Luciano Salce nei vari Fantozzi. Acconsentimmo e Scuola di Ladri (con Paolo Villaggio, Lino Banfi e Massimo Boldi) ebbe un grandissimo successo. Lanciò definitivamente Neri e anche il filone del film corale che poi proseguì con i vari film natalizi di complesso, tipo Vacanze di Natale.

 

Quale attore si comportava più da prima donna?

Abbiamo avuto la fortuna di lavorare sempre con attori che, pur essendo grandissimi come Manfredi, Mastroianni, Gassman, Tognazzi, Pozzetto, Celentano e tanti altri, erano e sono degli amici. E, soprattutto, dei grandi professionisti. Eppure una volta proprio Adriano Celentano piantò una grana durante le riprese de Il bisbetico domato.  Devo dire però che la sua "sparata" non c'entrava niente col film e gli altri attori. Adriano (e tutti noi sappiamo quali sono i suoi rapporti con la stampa) ha sempre pensato che qualsiasi notizia o pettegolezzo inerente alla lavorazione del film venga messa in giro non serva altro che a nuocere al film stesso. E che meno si parla di un film durante la sua lavorazione, meglio è.  Questo non toglie che quella volta, trattandosi di un film con Adriano Celentano ed Ornella Muti, intorno al set ronzasse uno sciame di giornalisti che volevano intervistarli.  Adriano,  non mi ricordo perché, quel giorno andava in giro con una lunghissima sciarpa bianca svolazzante e si aggirava inferocito nel teatro di posa minacciando di andarsene via lui dal set, se non se ne andavano via tutti i giornalisti. E poiché camminava agitato e nervoso sbraitando e facendo svolazzare  di qua e di là quella lunga sciarpa bianca, la Muti gli disse: " E piantala… Mi sembri Eleonora Duse!" Questa inaspettatata uscita di Ornella ci fece ridere tutti quanti e lo stesso Adriano si calmò.
Comunque un bravo attore sa che le sparate, il divismo e le bizze non servono a nessuno e che tutti, dal protagonista all'ultimo macchinista, contribuiscono al successo di un film. Una volta, per esempio, un elettricista che dava le luci alla scena che stavamo girando mi ha suggerito: "A' dottò ma perché nun glie fa dì così?" E quella battuta è stata una delle più divertenti di quel film.

 

Quali altri film sono stati fatti in fretta come "ATTILA FLAGELLO DI DIO"?

Questa domanda mi lascia a bocca aperta anche perché, essendo Attila flagello di Dio un film in costume e con scenografie d'epoca, già per queste ragioni è un film che è durato più degli altri. La vestizione e la pettinatura di Diego e di Rita Rusic richiedevano moltissimo tempo e altrettanto tempo occorreva per la preparazione degli altri barbari, tutti con barba o treccine e quasi sempre in sei o sette in scena contemporaneamente. Il carro su cui viaggiavano, quello con la bandiera del Milan poi, si rompeva continuamente sotto il loro peso e ogni tanto ci fermavamo perché doveva essere riparato dai macchinisti. Oltre a questo, moltissime scene erano di movimento o di battaglia e necessitavano di molto tempo per le riprese, come per esempio la scena dell'attacco dei barbari alle mura del castello oppure quella dei cavalieri romani che irrompono in una risaia per rapire le mondine, ovvero le donne dei barbari. E la scena della carovana nella foresta? Oltretutto la tigre al seguito si è innervosita e si è lanciata su uno schiavo di colore e il responsabile degli animali feroci (Pasquale Martino) è stato costretto a spararle* e abbiamo dovuto aspettare due giorni per sostituirla. Insomma tutte le difficoltà di un film storico in costume, anche se in realtà era un film comico.
Ti sarei quindi grato se tu appagassi la mia stupita curiosità segnalandomi dove hai letto la sbalorditiva notizia che Attila flagello di Dio è stato girato in fretta.
Detto questo, visto che sei un tipo avido di aneddoti sulla lavorazione dei nostri film, ti posso raccontare un episodio abbastanza divertente  capitato proprio durante le riprese di Attila flagello di Dio. Ti ricordi che ogni tanto, durante il viaggio di quei barbari alla conquista di Roma, moriva uno di loro e subito dopo si celebrava il suo funerale  con tutti che cantilenavano "Pancrazio era un forzuto e mò è moruto. Una freccia l'ha passato e Odino l'ha acciappato"?  Ebbene, ti posso rivelare che ogni sera, al termine delle riprese io, Castellano e Sandro Metz (il nostro validissimo aiuto regista figlio del grande umorista Vittorio Metz, altro binomio inscindibile quello di lui e Marcello Marchesi)  ci riunivamo nella nostra roulotte per decidere, come dei cospiratori,  quale dei vari barbari dovesse morire nelle scene del giorno dopo.
E condannavamo a morte quello più antipatico o colui che ci aveva creato più grattacapi durante le riprese.

 

Si dice che Pozzetto non abbia un buon carattere: è vero? Di solito litigava o si atteggiava a superiore con altri attori?

Mi dispiace stare ancora una volta all'opposizione ma Renato Pozzetto è una delle persone più miti che abbia mai conosciuto. Amante della buona cucina e del bere è un ottimo compagno di tavola anche se, forse perché impegnato a mangiare, non apre spesso la bocca. Preferisce ascoltare e tu non capisci se lui, con la sua faccia sorniona, sta sorridendo per quello che tu dici o se si sta divertendo per cavoli suoi. Girare con lui Mia moglie è una strega, Il ragazzo di campagna ed E' arrivato mio fratello più le sua partecipazione al nostro Grandi Magazzini è stato come fare una piacevole passeggiata con un gradevolissimo compagno di percorso. Una sola volta l'ho visto veramente arrabbiato, non con le persone ma con un mezzo meccanico degli effetti speciali. Ci trovavamo in teatro e giravamo il trasparente del film Mia moglie è una strega ovvero la scena di lui ed Eleonora che volano sulla scopa. La scopa si era rotta un paio di volte e il trasparente dava dei problemi. Il trasparente è uno schermo sul quale, da dietro, viene proiettata una scena in movimento che fa da fondale. In questo caso si trattava delle riprese che un operatore francese aveva girato a Parigi da un elicottero in volo e, in particolare, della  visione della Tour Eiffel che scorreva dietro i due attori che cavalcavano la scopa. Si trattava di una ripresa difficoltosa e molto noiosa. La dovemmo ripetere varie volte finché Pozzetto, sfinito,  si arrabbiò e scese dalla scopa gridando: "Basta, questa è l'ultima, me ne vado, non ne faccio più!" E io (perché quel giorno ero io che giravo) gli dissi: " Hai fatto male ad arrabbiarti perché questa che abbiamo girato era davvero l'ultima ripresa." Infatti la pellicola del trasparente si era attorcigliata, strappata e  neanche volendo avremmo potuto fare un altro ciack.

 

Avete lavorato con le più belle attrici del cinema italiano anni '80 (la Giorgi, la Fenech e la Muti), vorrei sapere qualcosa su di loro.

Su questo stavolta devo darti veramente ragione: abbiamo sicuramente lavorato con tre delle attrici più belle del cinema italiano. E, nel loro caso, aggiungevano alla bellezza altre grandi qualità importantissime per una diva ma anche per ogni donna.

Eleonora: la cultura e l'educazione. Un'attrice formidabile e preparata con la quale si poteva parlare di qualsiasi argomento. E di intrigante bellezza. Ogni volta che penso a lei mi ricordo dei nostri vari film ma, in particolare,  della scollatura che mostra il suo fondo schiena quando lei si volta dandoci le spalle in Grand Hotel Excelsior.


Edwige:
Incredibilmente, in una donna così bella e sexy, quello che mi ha colpito di più è stata la sua intelligenza. Una qualità che ha saputo sfruttare ai tempi dei film di cassetta paraerotici e che adesso, diventata una produttrice, utilizza per concepire fiction di grande successo.


Ornella
: una bellezza incantevole unita alla gradevolezza e alla simpatia della persona. Non a caso quelli della troupe erano tutti innamorati di lei e la visione in Innamorato pazzo di Ornella Muti in costume da bagno bianco resta indimenticabile.

 

 

 

 

 

* La redazione tutta di Cineboom, pur amando sommamente il cinema e comprendendo il verificarsi di incidenti imprevisti, vuole ricordare che nessun film vale la vita di un animale, innocente per sua stessa natura. Nei paesi in cui vengono realizzati i film che vediamo, esclusi Stati Uniti e buona parte dell'Europa, spesso gli animali non vengono tutelati affatto.  Pare che anche per la Medea di Trier sia stato ucciso un animale, così come sembra che persino Bunuel abbia ucciso una capra per una delle sue prime opere. Non dimentichiamo poi tutti i paesi orientali in cui esiste ancora oggi ed ha mercato un genere basato essenzialmente sulle sevizie verso gli animali, genere cui purtroppo l'Italia non ha mancato di fornire vergognosi contributi.
Noi siamo convinti che non esista un film per cui valga la pena che muoia un animale.
Vi invitiamo quindi con il cuore a visitare questo link ed a sostenere il WWF, secondo le vostre possibilità.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 5 commenti

 
 
utente
sand
  • indirizzo IP 87.1.88.129
  • data e ora Lunedì 14 Novembre 2005 [19:44]
  • commento almeno negli anni '80 c'erano la fenech e la muti, invece oggi noi dobbiamo sorbirci anonime veline e cavallone come megan gale....
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Martedì 15 Novembre 2005 [14:15]
  • commento e costantini e salcazzi vari maschi...
 
 
 
 
 
utente
sand
  • indirizzo IP 82.51.164.131
  • data e ora Martedì 15 Novembre 2005 [22:10]
  • commento che tristess'! :(
 
 
 
 
 
utente
pipolopipolo
  • indirizzo IP 82.59.203.109
  • data e ora Mercoledì 16 Novembre 2005 [13:31]
  • commento In quanto alla tigre,la penso come voi e ho visitato il sito segnalato ma, purtroppo, in quel caso e a quei tempi,eravamo poco sensibilizzati su ambiente e animali. E gli eventi si sono svolti così rapidamente che non c'è stato niente da fare.
 
 
 
 
 
utente
fabiozeb
  • indirizzo IP 82.54.133.185
  • data e ora Mercoledì 01 Febbraio 2006 [17:49]
  • commento Grazie di tutto Pipolo, a distanza di anni, i vostri film rimangono ancora i migliori film comici che abbia mai visto. Li sto collezionando tutti in DVD..in attesa del Ragazzo Di Campagna.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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