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Rubrica del 04 02 2007

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Audrey Hepburn, un'anima elegante

di Roberta Folatti

Faccio subito outing, la Hepburn mi affascina, mi strega, la ammiro incondizionatamente.
Mi incanto davanti alle sue fotografie, adoro il suo modo di vestire, mi rivedrei decine di volte Arianna o Sciarada, per il solo fatto che c'è lei.  Quindi è probabile che il mio giudizio sul libro scritto da suo figlio Sean Hepburn Ferrer non sia particolarmente oggettivo.
Il volume, pubblicato dalla Tea, non vuole essere una biografia dettagliata dell'attrice scomparsa il 21 gennaio del 1993, ma il percorso emozionale di un figlio che adorava sua madre e che la racconta per come l'ha conosciuta.
Audrey Hepburn era nata a Bruxelles nel 1929 e aveva vissuto in Olanda durante l'occupazione nazista, soffrendo la fame ma senza mai abbandonare le sue lezioni di danza. Il suo sogno infatti era di diventare una ballerina, un'étoile, però la sua maestra di danza appena finita la guerra le fece capire che questo non sarebbe mai potuto succedere e per lei fu una terribile delusione.
Non si perse comunque d'animo, cominciò con piccole parti nelle riviste musicali inglesi sino a quando - non molto tempo dopo - la sua grazia e la sua luminosità colpirono la scrittrice Colette, che la intravide in un hotel e la volle per interpretare Gigi, protagonista della sua omonima opera treatrale.
Fu l'inizio di una carriera, non molto ricca quantitativamente, ma che collezionò piccoli gioielli cinematografici, commedie perfette nei tempi e nei dialoghi, dallo humour raffinato, firmate da registi come Billy Wilder, Stanley Donen, William Wyler, che fecero di quel periodo la stagione d'oro di Hollywood.
Audrey a 24 anni aveva già vinto un Oscar con Vacanze romane, poco dopo Colazione da Tiffany la consacrò, trasformandola nel simbolo di un'eleganza senza orpelli o sovrastrutture.
Il personaggio di Holly Golightly, trasgressivo e candido nel medesimo tempo, unito alla sua irresistibile grazia avevano fatto di lei un modello da imitare.
Se a questo si aggiunge l'incontro - "fatale" per entrambi - con Hubert De Givenchy, lo stilista parigino che incentrò su di lei tutta la sua creatività, si arriva facilmente al mito Audrey Hepburn, inossidabile nonostante il passare degli anni. Il libro di suo figlio Sean raccoglie moltissime fotografie, alcune scattate da grandi professionisti, altre dal primo marito Mel Ferrer in situazioni familiari: ebbene, non ce n'è una dalla quale non traspaia l'innata eleganza di questa esile donna.

Stile è una parola che si usa molto, e con una moltitudine di significati - scrive l'autore - Nel caso di Audrey si può intendere come l'estensione di una bellezza interiore, rinforzata da una severa disciplina di vita, dal rispetto per gli altri e dalla speranza nell'umanità. Se le linee erano pure ed eleganti, era perchè credeva nel potere della semplicità. Se si può parlare di uno stile senza tempo, è perchè credeva nella qualità...

Basta una foto per esplicitare il rapporto tra Audrey e la moda ed è quella usata da Givenchy per pubblicizzare il profumo L'interdit, dedicato proprio a lei.
Il viso e il lungo collo dell'attrice sono avvolti in un velo trasparente e il suo sguardo è seducente ma inafferrabile.
Questa immagine fece il giro del mondo e impose un'idea sofisticata di semplicità che rimase indissolubilmente legata alla personalità della Hepburn. Aveva un fondo di malinconia, un accenno di tristezza che offuscava il suo sguardo, tutti quelli che l'hanno conosciuta lo confermano: probabilmente un'eredità della sua infanzia, durante la quale venne abbandonata dal padre e questo le lasciò un vuoto che non riuscì più a colmare. La tristezza aumentò quando iniziò la collaborazione con l'Unicef come Ambasciatrice e soprattutto dopo uno sconvolgente viaggio in Somalia: la vista di migliaia di bambini stremati dalla fame, la consapevolezza di una situazione lasciata incancrenire dall'apatia dei governi occidentali, la ferirono più di ogni altra cosa.
Audrey Hepburn si ammalò e se ne andò in fretta, a 63 anni, ma la sua eleganza e la delicatezza dei suoi modi, oltre alla sua bellezza, l'hanno resa un'icona senza tempo.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 4 commenti

 
 
utente
Antinoo
  • indirizzo IP 88.45.225.213
  • data e ora Lunedì 05 Febbraio 2007 [11:51]
  • commento Evito di pronunciarMi a riguardo: i capi sanno già cosa ne penso :-PpP
 
 
 
 
 
utente
Fabrizio
  • indirizzo IP 81.7.58.42
  • data e ora Lunedì 05 Febbraio 2007 [18:12]
  • commento Commosso, sciolto, devastato. E vado subito a cambiare la mia scheda. Perché non l'ho fatto prima?
 
 
 
 
 
utente
fede5
  • indirizzo IP 217.22.209.248
  • data e ora Martedì 20 Febbraio 2007 [12:50]
  • commento elegante, come lei!purtoppo non è apprezzata fino in fondo, perchè purtroppo al tubino nero si preferisce il vestito rosso di jessica Rabbitt. per me resta un esempio da seguire per umanità e bellezza
 
 
 
 
 
utente
maki
  • indirizzo IP 151.21.39.51
  • data e ora Martedì 17 Aprile 2007 [18:38]
  • commento la mia professoressa di lettere dice che assomiglio a audrien. doveva essere una bravissima attrice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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