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Speciale

Venezia 62 - Vendetta, vita e morte

di Alice Trippolini

Rosso e bianco

Il rosso del sangue e il bianco della purezza. Sono questi i colori che dominano il film Simpathy for lady Vengeance, ultimo film del regista Park Chan-wook. Ultimo atto di una trilogia sulla vendetta, il film è incentrato sulla vendetta come mezzo per arrivare all'espiazione. La protagonista Geum-ja, ha trascorso 13 anni in prigione per l'omicidio di un bambino, omicidio che però non ha commesso. Il bambino, prima rapito, è stato ucciso dal complice di Geum-ja, un insegnante. Geum-ja si incolpa dell'omicidio dopo che il professore rapisce sua figlia. Ecco dunque di nuovo il tema del rapimento. Il rapimento del bambino, il rapimento della figlia di Geum-ja, poi data in adozione, e quello della stessa protagonista, che perde 13 anni della sua vita, rapita da una condanna che non le spetta.
Geum-ja ha una sua teoria sulla vendetta, che la rende un personaggio mistico, dolce e cinico allo stesso tempo. Il pentimento può cancellare ogni male, ma soprattutto la vendetta, causando dolore, porta all'espiazione del peccato. Il dolore inflitto e quello che si prova nel rivivere la perdita, sono il passo decisivo per superare tutto e ripulire la propria anima. In questo film, la violenza arriva solo alla fine. Il massacro che c'è dietro la storia non viene mai mostrato, ma suggerito. Le immagini dei bambini vittime sono neutre, la violenza usata su di loro rimane nell'aria.
Il rosso, del sangue e dell'ombretto della vendetta di Geum-ja, si contrappongono al bianco del tofu, della neve e della figlia Jenny. Il film scorre seguendo la preparazione della vendetta di Geum-ja, ma proprio quando questa vendetta è pronta, viene ceduta a chi ha un dolore più grande da espiare. Park Chan-wook indaga questa volta l'animo femminile, scopre un mondo dove convivono crudeltà e dolcezza.
Attraverso una Lee Young-ae magnificamente innocente, il regista spinge lo spettatore a immedesimarsi nel personaggio, a scrutarne l'espressione. Può veramente Geum-ja aver ucciso, e compiere una vendetta così efferata? Il regista non risponde a questa domanda, ma ne suggerisce un'altra: come potrebbe sentirsi se non lo avesse fatto? Il colpo di scena, in cui Geum-ja da vendicatrice solitaria diventa un tramite, il mezzo per la vendetta di qualcun altro, ci offre una possibile interpretazione dell'animo femminile. Crudele, ma profondamente comprensivo, disposto a cedere il proprio dolore, per metterlo al servizio di altri.
Il rosso, che solo alla fine invade lo schermo, è terrificante, soprattutto perché è il sangue di un solo uomo, che vendica il sangue, assente, di altre giovani vittime.

Voto 8

la vendetta di una donna vista da un uomo ossessionato dalla vendetta

 

 

 

 

Conferenza su Lady Vendetta

Park Chan-Wook è al Lido per presentare in concorso il suo ultimo film che completa la trilogia sulla Vendetta, appunto Lady vendetta. Il film, molto applaudito dalla stampa, ha ricevuto consensi quasi unanimi. Le uniche perplessità riguardano alcuni aspetti del film, particolari funzionali alla trama che il regista dissemina qua e là per recuperare alla fine e che il pubblico si diverte a ricollegare.

Ma alla fine tutto torna. Il film, che vede come protagonista Lee Young-ae, racconta la storia di una donna accusata ingiustamente per un omicidio che non ha commesso. Nei 13 anni di prigionia, Geum-ja prepara la sua vendetta, per poi cederla dopo i raccapriccianti sviluppi della sua ricerca.
Il regista, nella conferenza stampa di presentazione al Festival di Venezia, spiega che il suo interesse maggiore in questo film era mostrare l'elaborazione della vendetta.

"Non mi interessa - dice - la descrizione dell'atto violento di per sé. Sto molto attento a mostrare la violenza, perché so quanto ogni atto violento provochi dolore. In questo film, il punto cruciale della vendetta è la volontà della protagonista di arrivare all'espiazione. Geum-ja vorrebbe rimediare a ciò che ha fatto, assieme alla vendetta vorrebbe lavare via il peccato e la vergogna. Inoltre, mi interessava mostrare i diversi approcci alla vendetta di una donna, rispetto ad un uomo. Un uomo non si sarebbe preoccupato di avere una pistola così bella per vendicare se stesso".

Park Chan-wook parla anche della vendetta che in questo capitolo viene ceduta:

"Geum-ja, dopo aver aspettato tanto e aver preparato il piano nei minimi dettagli, cede la vendetta. Probabilmente un uomo non l'avrebbe mai fatto".

 

Elizabethtown

Un successo a Venezia per Elizabethtown, la commedia sulla vita e la morte di Cameron Crowe. Successo per il film, ma soprattutto per gli attori, Kirsten Dunst e Orlando Bloom, per il quale ragazze impazzite hanno invaso il viale principale di fronte alla passerella due ore prima della presentazione del film. Il regista ha spiegato che la trama è in parte ispirata alla sua personale esperienza, vissuta alla morte del padre.

"Quello che succede a Drew - spiega il regista - è accaduto anche a me. Quando morì mio padre, mi trovai a scoprire un intero paese che lo ricordava con affetto, in modo diverso dal mio. Inoltre, proprio come la madre di Drew, anche mia madre si iscrisse ad un corso di recitazione per superare quel momento. Inoltre, anche la mappa che Claire da a Drew fa parte di un'esperienza che abbiamo avuto tutti noi della troupe. Anzi, è la parte che preferisco. Trovo che quei luoghi siano veramente importanti per conoscere meglio il nostro paese".

Il regista spiega inoltre come, in questo film, si inizi con la morte per finire con una rinascita, quella dell'amore tra Claire e Drew.

"La morte è all'inizio, come in un percorso inverso, che arriva alla vita. La musica è presente in Elizabethtown, come in tutti i miei film. La prossima volta cercherò di usarla un po' meno, ma è una fonte di ispirazione per me".

Gli attori, entusiasti di Cameron Crowe, hanno spiegato come lavorare in questo film sia stato come essere in una grande famiglia e condividere esperienze comuni. Pare che Orlando Bloom abbia intrapreso il viaggio mostrato alla fine del film. Inoltre, la versione presentata al Festival verrà forse tagliata in parte, essendo troppo lunga, circa due ore e un quarto.

 
 
 
 
 
 
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