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Speciale del 21 01 2008

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Cortopotere Short Film Frestival 2007

di Emanuel Perico

Vedere un festival di cortometraggi è come cadere in una tinozza di ciliegie, uno tira l'altro e più ne vedi più ne vedresti. Non fa eccezione l'edizione 2007 di Cortopotere Short Film Frestival, una settima particolarmente ricca di materiale "spalmato" in 5 giorni di proiezioni dense e corpose. Più di 600 i lavori pervenuti alle selezioni (da quest' anno aperte anche a concorrenti internazionali) dai quali, dopo un'attenta scrematura, sono emersi 56 cortometraggi suddivisi in 44 opere internazionali e 12 nazionali. A tutto ciò va a sommarsi il consueto concorso per sceneggiature (ben 53 script presentati) e lo Spazio Bergamo dedicato a produzioni realizzate da giovani autori orobici (14 i film in gara). Si aggiungono infine anche le proiezioni speciali di 3 documentari prodotti da Lab80 Film, matinée dedicate alle scuole, spettacoli teatrali (un estratto dallo show Paradiso buio di Enzo Valeri Peruta, monologo sui sogni e passioni dello spettatore cinematografico). Insomma tantissima carne al fuoco che non fa che ribadire quanto l'universo del cortometraggio sia in costante fermento e soprattutto fucina di veri e propri talenti che non hanno nulla da invidiare a colleghi più famosi. Svariate le tematiche presentate (si parla di guerra, di morte, di disagio e solitudine ma anche di differenze sociali, di sogni e d'amore) e altrettanto eterogenee le tecniche di realizzazione.

Sempre più presente l'animazione, sia quella tradizionale che digitale ma anche ibrida. Ne è un esempio uno dei corti premiati, The wrong trainers dell'inglese Kez Margie, dove 5 storie di bambini vengono raccontate utilizzando tecniche di animazione differenti portando alla luce alcune piaghe sociali come la povertà rurale, la droga, la disabilità, il sovraffollamento delle abitazioni popolari e la malattia mentale. Restando nel campo dei cortometraggi animati si sono distinti parecchi lavori: La memoria dei cani di Simone Massi (che già nella scorsa edizione di Cortopotere era stato protagonista di una serata speciale), premiato dalla giuria come miglior opera Nazionale, racconta attraverso immagini realizzate con tecnica certosina (ben 2500 tavole), un viaggio attraverso luoghi della memoria, persone, oggetti. Un susseguirsi di sensazioni in un infinito piano sequenza che culmina negli sguardi intensi e profondi di un bambino, un vecchio e un cane.

Il francese Bloodflower di Timothée Lemoine simboleggia l'atto creativo attraverso la splendida metafora del sangue che sgorga dal corpo di una donna rinchiusa in una cella imbottita che cerca di comporre un disegno. Degno di menzione anche James Dean: gli ultimi istanti di vita del celebre attore americano narrati attraverso una linea chiara ed essenziale in un'atmosfera surreale e fuori dal tempo.

Per quanto riguarda la sezione fiction tante sono state le proposte interessanti a partire dal nostrano Matteo Rovere che presenta il suo pluripremiato Homo Homini Lupus (che anche in questo caso si porta a casa il premio del pubblico), racconto ispirato ad una lettera che un partigiano scrisse alla figlia prima di morire. La cattura, le torture, l'agonia di un uomo che fino alla fine difenderà la sua libertà anche a costo della vita. Di altro genere (ma siamo sempre abbastanza sul "pesante") è Soft dell'inglese Simon Ellis dove padre e figlio sono vittima di un'aggressione da parte di alcuni teppistelli. Riaffiorano così paure sopite e rabbie sepolte con un epilogo che lascia attoniti. Un tema di scottante attualità se pensiamo ai recenti fatti di cronaca che vedono i giovani protagonisti di atti di "bullismo". Altro lavoro che ci riporta ad odierni conflitti è Tricko - The T-shirt, nel quale una scritta su una maglietta (God is dead...) può scatenare le ire patriottiche di un giovane slovacco nato in America. Atmosfere tesissime, tra Natural Born Killers e Un giorno di ordinaria follia, fanno del corto di Hossein Martin Fazeli il chiaro specchio della situazione politica modiale, in bilico tra intergralismo e libertà di espressione. Con un finale beffardo. L'irlandese Ken Wardrop presenta Undressing my mother, uno sguardo intimo e malinconico sulla madre in rapporto con il proprio corpo ormai in decadenza e il suo tentativo di sopperire alla mancanza del marito scomparso. Lui, lei, l'altro: il più classico dei triangoli amorosi fa da fil rouge al surreale Entracte del francese Yann Gonzalez. Ma è solo un pretesto visto che "l'altro" è il fantasma dell'amico scomparso e serve da contrappunto per far emergere le pulsioni sessuali della ragazza e il senso di smarrimento nel quale i giovani si perdono.

Lecke milch (Leacky milk) è un racconto dove in odierno microcosmo quale può essere l'azienda o il posto di lavoro, con le sue gerarchie e i suoi tipici "abitanti", un uomo si ribella alla monotona vita da impiegato andando in un supermercato a provocare piccoli danni, Ma scoprirà di non essere il solo ad avere questa "passione". Il corto francese Fur Intérieur di Patrick Poubel, narra con leggerezza e poesia il rapporto tra il piccolo Criquet e il nonno, morto da poco, che raccoglieva i suoni in barattoli di latta per mantenere vivi i ricordi. E poi l'agghiacciante Little Boy dell'eclettico Davide Pepe che, con un appeal "Lynchiano", ci racconta di un bambino che dal calore del ventre materno viene scosso da deliranti immagini del suo futuro. In realtà il senso del film va oltre l'apparente significato della nascita di una vita che va incontro ad un'incognita: Little Boy è anche il nome della bomba che il 6 agosto del 1945 venne sganciata su Hiroshima. Altra opera che si è distinta aggiudicandosi il premio della direzione artistica è Purchè lo senta sepolto di Gianclaudio Cappai. Un bambino cerca di superare il lutto paterno seppellendo lettere da lui scritte insieme a piccoli animali morti, nella speranza che le loro anime, salendo in cielo, portino i suoi messaggi al padre. Attraverso questi gesti, il bambino non solo cerca di sentirsi più vicino al genitore scomparso ma in un certo modo esorcizza così la paura stessa della morte.

E tanti altri lavori egregi si sono visti in questa edizione di Cortopotere Short Film Frestival e sebbene non abbiano ricevuto riconoscimenti "ufficiali", hanno comunque ricevuto il calore e la partecipazione del folto pubblico che ha sfidato le rigide temperature stagionali per godere dello spettacolo più bello del mondo: il caro vecchio cinema.

 
 
 
 
 
 
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